QUESTA TERRA E LA MIA TERRA
THIS LAND IS YOUR LAND
As I went walking, I saw a sign there
And on the sign there, It said, "No trepassing"
But on the other side, It didn't say nothing.
That side was made for you and me.
Mentre camminavo vidi un cartello laggiù;
E il cartello, diceva, "Non oltrepassare"
Ma dall'altro lato, non c'era scritto nulla
Quel lato è stato fatto per te e per me.
This land is your land
Woody Guthrie
Il buon vecchio Woody era un cantante folk country Americano, nativo dellOklahoma, attivo negli anni dalla Grande Depressione Americana fino ai fifty; nella sua vita ne ha viste di tutti i colori, il fallimento economico del padre, la morte di una sorella, del padre, la madre internata, lo sfascio della sua famiglia e di un paese sconvolto dalla crisi del 1929; vagabondò per gli U.S.A., divenne folk singer, ispiratore di numerosi cantanti, uno su tutti il Boss Bruce Springsteen.
Uno così, un artista in odore di socialismo, comunismo e sovversivismo, sicuramente, quando scrisse il suo capolavoro This land is your land, pensava ai lavoratori, agli scioperi, alle lotte sociali; ma quei versi E il cartello, diceva, "Non oltrepassare" / Ma dall'altro lato, non c'era scritto nulla / Quel lato è stato fatto per te e per me./ , troppo mi ricordano, forse un po sacrilego, il vivere della moto fuoristrada, il trovarsi la via sbarrata da un cartello, il sentirsi derubati di un diritto, quello di percorrere la terra che ci circonda.
Su Soloenduro cè questo foto racconto:
http://www.soloenduro.it/ubbthreads1/showflat.php?Cat=&nohead=1&Number=546907&page=0&view=collapsed&sb=5&o=&fpart=1#Post568845
Non so se questo Popol conosca il cantante Americano, ma cosa importa in fondo?
Il bellissimo messaggio che traspare da questo racconto è lamore che lendurista ha per i luoghi in cui gira, terre che conosce da sempre, quasi per osmosi familiare: pare che le colline brianzole le abbia scoperte, prima ancora di percorrerle in moto, bici, piedi,, dicevo, le siano stare trasmesse geneticamente, dai genitori, dai nonni, che prima di lui li hanno vissuto.
quella volta che ero stato attaccato dalle vecchie inferocite perché fotografavo la loro contrada, me lero cavata raccontando che ero originario del paese, e si erano placate.
E allora, pensando ai luoghi in cui giro, mi sono immedesimato in quanto cantato da Guthrie, in quanto raccontato da Popol, ho capito profondamente quanto queste terre mi appartengano, anche se non ho proprietà terriere, anche se vivo in città.
La conferma lho avuta in una riunione di famiglia, avvenuta a gennaio, il raduno della mia famiglia lungo lasse del nonno materno.
Una dinastia veneta, dalla patriarca 93enne, mia nonna, che già era la mondo mentre gli austriaci bombardavano la Valleogra, fino a mia figlia di 9 mesi; in mezzo donne, uomini, impiegati ed operai, professori universitari ed alcolizzati, chi ha 4 moto in garage con cui girare (io), che ne ha 50 in casa solo da guardare (un bis-cugino).
Il dotto professore, nel suo discorso, ci diceva che in quel di Monte di Malo esiste ancora la corte dove vissero i nostri Trisavoli, in cui dobbiamo andare in devoto pellegrinaggio, e se ne deduce che siamo di stirpe cimbra, quelle genti tedesche arrivate nel medioevo a popolare la montagna veneta, dalla Lessinia ai 7 Comuni.
Ma la mia nonna è nata a Fara, lungo lAstico, fra i pregiati vigneti di Torcolato e Breganze, anche di quelle dolci colline ai piedi dellAltipiano sono figlio; e come già dissi, i nonni paterni arrivano da una contrada ben addentro alla Conca di Smeraldo (soprannome magnificente del territorio di Recoaro), là dove lAgno di Lora e il Rotolon si uniscono a formare lasse principale della vallata.
E non mi si venga a dire quindi che non ho diritto a percorrere le terre dallAgno allAstico!
ENDURO MON AMOUR
E così parto, ancora una volta, come sempre dall89, verso le mie montagne, in sella ad una moto, alla mia moto, fedele compagna di tante avventure.
Un rito, dacché faccio enduro: le protezioni, labbigliamento tecnico, il marsupio, il casco e gli occhiali, per ultimi i guanti; la sensazione di star per fare qualcosa di unico, di diverso, e labbigliamento lo sottolinea.
Poi una moto che ha bisogno di un gesto possente per prendere vita, ma anche di dettagli delicati e attenti: la levetta dellarricchitore, alzare un po il minimo, cercare la compressione; infine un vigoroso e fermo calcio sulla pedivella e lXR400 si avvia, come sempre.
E se non si avvia avrà le sue ragioni, non è certo colpa sua, ma del pilota, di questo statene certi!
La città, il traffico, i ragazzi invidiosi che vanno a scuola e sperano in una tua impennata disperata, le ultime case, inizia il bosco attorno, compare il sentiero, inizia lenduro, io, la moto, e la terra.
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Piccole Dolomiti: per un istante considerammo di trasferirci a vivere in questa, proprio questa, contrada: il cuore avrebbe detto si, la ragione no
ma sarebbe stato bello!
Il sole alle mie spalle riscalda le montagne invernali, mail profondo della valle è ancora immerso nel freddo della notte; mi inoltro nel cono dombra, voglio cambiare versante, devo farlo. Sperimento una nuova sterrata che non conoscevo, parte facile e scorrevole, ma poi la deviazione mi manda in una traccia appena visibile fra i rovi del sottobosco, spine e aculei si conficcano nel giubbotto.
Alcuni tronchi sono adagiati sul sentiero, riesco a scavalcarli ma un grosso ramo si impiglia fra i raggi; me ne accorgo appena in tempo, se avessi continuato ad avanzare avrei sicuramente spezzato qualche raggio!
Ne vengo fuori, sono sulla S.S. di fondovalle; poche centinaia di metri in cui laria gelida mi punge il viso con lintensità di mille aghi, per fortuna è vicino il seguente tratto di off road.
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Fredde acque del disgelo.
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Il profilo dei monti immerge ancora il fondovalle nel suo freddo cono dombra; attenzione al ghiaccio!
Non è sterrata, non è mulattiera, non è sentiero: è una trincea che strappa il sottobosco, un fossato di terra, radici, foglie morte e sassi levigati, percorso da un rivolo dacqua di sorgente, ghiacciata nei punti dove meno la luce del sole indugia durante il giorno.
Parto convinto, ma sono ancora freddo, predo lo slancio, ma viene in mio soccorso lHonda: la sua dolce trazione mi aiuta a ripartire, esco dalla trincea, esco dal bosco nei pascoli attorno alle contrade, passo le ultime contrade e trovo le ultime strade sterrate:
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Come vorrei sempre incontrare queste indicazioni: Strada dissestata, si sconsiglia il passaggio, transito a proprio rischio
; essere artefice del proprio destino, non subire imposizioni e regole dettate da altri.
Col passare dei minuti mi sto scaldando, mi sento vivo ed attento come mai lo sono nelluniformità della vita civile di tutti i giorni; i muscoli sono tesi, scattanti, guido costantemente in piedi o al limite semi seduto; le braccia tengono con decisione il manubrio, portano la moto in piega quando e come voglio, le gambe sono elasticamente protese ad ammortizzare i colpi del terreno, pronte a dare robuste scalciate per rimettere il asse lXR, se qualche piega si imbarcasse troppo verso il terreno!
Ma soprattutto la mente è aperta, ben pìù che in un viaggio lisergico degli anni 60: da un lato è attenta a interpretare tutti i segnali che la terra mi manda, il terreno, lame di luce e dombra, la spinta del motore, il grip delle ruote; dallaltro lato niente si perde di quello che le sta attorno, un fienile in un campo, la contrada in fondo alla valle, lodore fumigante di un letamaio fresco, la fuggevole visione di un rapace in volo o di un capriolo in fuga nel sottobosco, il rumore di una motosega lontana di qualche boscaiolo.
So già che a sera pagherò lo scotto di tutta questa prestanza, faccio una vita sedentaria, non faccio sport, non ho tempo (ma è una scusa perché in realtà non mi piace, mi annoia rinchiudermi in una palestra a correre su un tapis roulant!), davanti alla cena avrò locchio pallato e vitreo peggio di Bukowski alla domenica mattina, la faccia mi cadrà nel piatto della minestra, gli ospiti a cena mi considereranno un cafone maleducato e mia moglie desidererà ardentemente divorziare, ma che mi frega, ora sono felice, sto bene, faccio quello che vorrei sempre fare!
La sterrata termina, inizia il cavatappi, un sentiero che si arrotola su se stesso per superare una balza del monte, tornate gradone tornate gradone tornante gradone, si gioca tutto di sponda, destra sinistra destra come in una pista di bob olimpico, solo che qui si sale, sbagliare il gesto atletico vuol dire ruzzolare giù, inghiottiti nel cavatappi.
Sono in cima, un sorriso si apre dietro la mentoniera, mi complimento con me stesso.
Salgo ancora, ma anche il monte finisce, è ora di scendere dove nessuno penserebbe di farlo, una parte quasi verticale dove le piante con fatica si aggrappano alla scarna terra con le loro radici; per fortuna ci hanno pensato i genieri della 1° Armata, nel lontano 1916, a tracciare un ardito sentiero:
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E vai di tornanti sospesi nel vuoto; non li ho contati, ma alla fine saranno decine e decine.
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Le grandi contrade di fondovalle ancora rabbrividiscono nellombra del mattino.
I tornanti sono molto stretti, quelli a sinistra riesco chiuderli stando in sella, agendo di freno posteriore e acceleratore; in quelli a destra ho più difficoltà, usando il freno posteriore non posso lanciare la gamba destra allinterno della curva a fare da perno su cui girare linsieme moto-pilota, rischio ogni volta di cadere allesterno, mentre rimango in equilibrio degno di un funambolo del circo.
Molti li farò a mano, girando la moto di peso, puntando il peso sulla ruota anteriore e girando il posteriore sollevato da terra.
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Eh si, sbagliare non è consigliato!
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I traversi però non erano impegnativi.
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Numerose postazioni militari si aprono sul crinale.
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È stata una lunga ma emozionante discesa!
Era la prima volta che percorrevo quel sentiero: incredibile, la mia Terra ancora mi riserva sorprese, quando credo di conoscerne tutti gli angoli più reconditi, ecco che un nuovo sentiero si para davanti alle mie ruote, così inaspettato, così inatteso che mi domando: ma come ho fatto a non notarlo prima? Ma prima, cera veramente? O dei bricconi Salbanelli me lhanno nascosto finora con qualche artificio magico? o misteriose Anguane lhanno creato solo oggi,per regalarmi un po di felicità a scoprirlo e percorrerlo?
Felice, attraverso la valle e mi inoltro verso il pendio opposto, dove ho una questione in sospeso da risolvere.
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Il gruppo del Carega fa cupolino in un vicolo della contrada.
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I capitelli non mancano di affascinarmi, come questo; dedicato alla Madonna, ma notare il dipinto di S.Antonio a lato, mentre sullaltro una rinfrescante fontana scroscia senza posa, e il soffice muschio quasi inghiotte la masiera.
Lultima volta che ero stato da queste bande ero in sella al 750 e, dopo lincontro con le vecchie che mi avevano ingiunto di non fotografare la contrada, mi ero infilato in un sentiero con
La bisarca Cagiva, ed era stata la disfatta:
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La petroliera incagliata!
Ma con lXR non mi sarei certo fermato così!
Parto caldo al punto giusto per la sterrata, la sterrata diventa mulattiera, la mulattiera sentiero, ha tutto laspetto di quelle tracce aperte dai boscaioli per raggiungere il luogo di taglio, tracce che muoiono nel bosco; arrivo al punto in cui mi ero fermato col Cagiva, proseguo, la traccia sembra scomparire nel fogliame, ma in realtà sale, sale ancora con regolarità, tornante dopo tornante, traverso dopo traverso, una precisione che è sconosciuta ad una disordinata pista da esbosco, questa ha tutta laria di essere un antico sentiero che dalle contrade di mezzo monte portava i valligiani fino ai pascoli in quota; salgo, dribblando rovi ed alberelli, arrivo allennesima svolta, riesco ad impostare il tornante, ma quello che vedo dopo mi sconsiglia di proseguire, nellattimo di indecisione non riesco a tenere la moto e lappoggio dolcemente a terra.
Ecco una cosa bella del fuoristrada: la maggior parte delle volte, quando cadi o la moto cade, sotto cè terra, ci sono foglie, non ci si fa male ne danni.
Chiudo il rubinetto della benzina, lascio lXR e salgo a piedi; sono certo che il sentiero muoia li, ma oltre un piccolo dosso compare un tornante e riprende vita, lo vedo labile ma tracciato continuare a salire il pendio: diavolo dun sentiero!
Per come lo vedo ora potrei salire ancora con lXR, ma poi non saprei se la retromarcia, da solo, fosse possibile; getto la spugna: il passaggio dall750 al 400 mi ha fatto guadagnare forse 500 metri, la prossima volta tenterò in compagnia, 4 braccia sono unottima garanzia, e se non basteranno veròò col trial, oramai è una questione donore.
Mi siedo accanto alla mia Honda, la osservo, non sembra poi così avulsa dallambiente naturale che la circonda, anzi, pare farne parte.
La luce si sparge a fatica fra le chiome nude degli alberi, è inverno ma non fa freddo, sto bene; il bosco è tutto un sussurro di suoni, rami che stormiscono, foglie secche che si adagiano a terra e lentamente fluiscono a valle, piccoli animali invisibili che di muovono attorno; scorgo le contrade sullaltro versante della valle, sento lontani i rumori della S.S. e delle attività umane.
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La via si fa ardua!
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LXR si riposa.
Sto bene qui, adagiato nel soffice sottobosco, la terra umida sulle spalle, laria calda in viso, lassordante silenzio del bosco nella testa, i suoi colori negli occhi; io sto bene qui, questa è la mia dimensione, qui se potessi scegliere, vorrei rimanere quando tutto avrà fine, io, il mio casco, la mia giacca,i miei stivalacci 7 fibbie in pelle.
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Questo sono io.
Ma ora non è ancora tempo di appendere il casco al chiodo, ho ancora voglia da vendere per fare enduro e andare in moto; perciò scendo a valle e tento la risalita da un altro versante, per raggiungere la neve.
Mi porto in quota, puntuale la manna bianca compare; vista la difficoltà a salire, scollino verso fondovalle ma, essendo nel lato in ombra, ritrovo ancora la candida Signora.
La neve non è particolarmente spessa, ma soprattutto è ben ghiacciata, tanto da sostenere il peso della moto.
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Non ho un carro armato, non ho una moto da cross: posso passare!
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Ogni angolo è uno scorcio indimenticabile.
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Pasubio; laggiù, in basso, da qualche parte, la contrada da cui provengono i nonni paterni.
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Catena delle 3 Croci.
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Mi butto o non mi butto?
Mi butto.
Inizialmente le neve tiene, ma guido trattenendo il fiato, come se pattinassi su un lago ghiacciato, aspettando con terrore il momento in cui la sottile lastra si spezza e si finisce sottacqua, nel mio caso insabbiati nella neve, impossibilitati a muoversi. Tanto più che al strada prima scende poi risale, per cui bloccarsi nel bel mezzo di questo catino significherebbe trovarsi in trappola.
Ma per fortuna la neve tiene, lXR avanza, ma gli ultimi metri della strada, prima che sbuchi nellasfalto, sono più ripidi ed esposti al sole: la neve è cedevole, ed infatti la ruota motrice affonda!
Prima che la moto si fermi del tutto e perda tutta linerzia, scendo al volo ed inizio a spingere; 3-4 metri di corsa a fianco della moto e sono sullasfalto!
Basta così, è ora di un panino alla soppressa ed unombra di Cabernet, tanto per restare in sintonia con queste terre.
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Affascinante questo larin, focolare con cappa sovrastante e panca che gli gira tutto intorno: non sarebbe bello passar lì la sera, con un grappino in mano e il fuoco scoppiettante, a raccontarsi storie di moto, a improvvisare imprese motociclistiche dalle più serie alle più improbabili?
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Ma finché cè il sole, è meglio godere limpareggiabile visione della natura (non sto parlando di me ma delle montagne)!
(http://digilander.libero.it/chinasky74/Recoaro_09-02-08/IMG_0131.JPG)
Ma quanto è bella la mia terra?
(http://digilander.libero.it/chinasky74/Recoaro_09-02-08/IMG_0133.JPG)
Là, proprio là, fra le ombre della montagna, cè una mulattiera che valica il passo; prima o poi lo scalerò
Ciao
Alves
che meraviglia...
Alves, quando leggo un tuo racconto rimango sempre a bocca aperta... :w00t:
I tuoi racconti sono piacevolissimi da leggere e mi sembra quasi di viverli....
C O M P L I M E N T I!!! :applausi: :applausi: :applausi:
che bei posti :-*
racconti proprio bene le tue avventure... :ok:
;) l'avevo detto quì che Alves è un grande
http://www.xr-italia.com/forumxr/index.php?topic=27409.msg248662#msg248662 (http://www.xr-italia.com/forumxr/index.php?topic=27409.msg248662#msg248662)
:)
Ciao
XRic
bellissimo racconto davvero....sembra di essere dietro il tuo 400 in una uscita di gruppo....
peccato non riesca a vedere le ultime foto :-\
Chiamarlo report è senz'altro limitativo, è più vicino ad un'ode :D ;D ;D :D
Bravo alves, bellissimi posti e bella narrazione. E' un peccato ti faccia sentire di rado ;)
p.s.: secondo me, per me come per te, l'enduro è una scusa per avere la giustificazione per mangiare di più :D :D :D :D
Ora mi spiego anche il titolo affibbiatoti dal WM.... Semplicemente racconto e foto stupendi... I miei complimenti...
ma tu si nu scrittore.
complimenti
i complimenti ad Alves non sono mai sprecati ;)
ho riletto il tuo report volentieri :)
veramente grande!!!
Complimenti caro Alves.
Credo sia per te imprescindibile l'essere unico testimone delle tue narrazioni. Autore del proprio percorso narrativo in una sola, unica, intima esperienza di viaggio.
Questa cosa mi ha sempre affascinato.
At salut. Tacco.
Sei davvero un grande!!
Non sai quanto hai scatenato la voglia di enduro latente che è in me con i tuoi racconti ;D ;D
Bei posti
bella moto
bel racconto
:batti: :batti: :batti:
arcont66
alves secondo me non sei un poeta...............di PIU'............ ;D ;D ;D ;D ;D ;D
:applausi: :applausi: :applausi: :applausi: :applausi: :applausi: :applausi:
mitico Alves!
Vi ringrazio tutti dei sinceri apprezzamenti! :) :) :)
Sto cambiando lavoro, questa è l'ultima settimana dove sono ora; in futuro, purtroppo, avrò meno tempo anche solo per leggere il forum, ma spero di metterci ancora qualche report.
Ciao
Alves