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Il mio XR Meeting

Aperto da alves, Giugno 14, 2005, 14:31:43 PM

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alves

Vi racconto il mio XR Meeting, una giornata molto lunga, iniziata molto prima del raduno.
Spero di non annoiare con quello che non centra col meeting, ma ci stava metterlo.
Ho inserito alcune foto, le migliori, al WM le ho mandate tutte, non so se poi farà una galleria con quelle degli altri o cosa…
Mi scuso in anticipo se ho raccontato cose inesatte o saltato nomi e persone.
Ciao e ancora grazie a tutti della giornata
Alves

4° Meeting XR-ITALIA, VERONA 4 giugno ’05

Sabato 4 giugno sono stato al quarto raduno organizzato dal sito www.xr-talia.com, come ogni buon Xrista dovrebbe fare. Al Meeting partecipano i possessori di Honda XR iscritti al forum di discussione o alla mappa XRisti del sito, ed anche i non possessori di XR; quest’ultima è una clausola  molto importante, almeno per l’off-road, visto che nel sito i membri attivi ex-xristi sono quasi più numerosi dei membri legittimi per moto.
Il meeting ha preso il via in quel di San Martino Buon Albergo, periferia est di Verona; Il programma era il solito, collaudato nelle 3 precedenti edizioni: ritrovo alle 9.30, partenza alle 10.30 dei partecipanti per i 2 percorsi, stradale per i motard e fuoristrada per i tassellati, questi ultimi divisi in gruppi a seconda del manico; quindi ritrovo a metà percorso per l’aperitivo, quindi partenza per la trattoria dove alle 13.30 si consuma il pasto tutti assieme; infine al pomeriggio ritorno alla partenza, sempre in off-road per gli enduro e ovviamente asfalto per i motard.   

Quest’anno la voglia di esserci era tanta, per diversi motivi.
Primo: dopo essere stato fra i pionieri del primo e secondo  meeting, nel 2004 mi ero perso il terzo raduno.
Secondo: il nuovo percorso; nei primi 3 anni  il giro fuoristrada si era svolto tra Valpolicella, monte Pastello e alta Lessinia (passo Fittanze), più o meno sempre sullo stesso tracciato; le zone poi le conoscevo ulteriormente per averci girato un paio di volte con Walter,  per cui ero anche stufo di rifarle; ma stavolta il meeting si sarebbe svolto in tutt’altra area, nelle valli ad est del capoluogo, in direzione del vicentino: un’ottima occasione per sperimentare nuove vie, possibilmente da unire ai percorsi che già conosco nell’estremo oriente del Veronese.
Terzo: il meeting è la scusa per fare una maxi giornata di enduro; in se stesso il giro non è lunghissimo: in tanti, con spesso partecipanti non espertissimi, con le inevitabili forature, rotture, incidenti vari, le soste aperitivo e pranzo, di chilometri non se ne fanno poi molti. Ma se parto da casa all’alba, percorrendo in fuoristrada tutta la distanza che separa Schio dal raduno, partecipo alla cavalcata, indi torno nel vicentino sempre in off-road, alla fine del giorno ho messo in carniere una superba giornata di enduro, ore e ore di moto, e 2 centinaia di chilometri di polvere, sassi e terra.

GO WEST BOYS - VERSO IL MEETING

Al raduno ogni partecipante poteva recarsi con un amico, anche non xrista, ed io invitavo il fido Diego, WR250F. 
Se prendete una cartina stradale si può notare come Schio e S.M.B.A. (San Martino Buon Albergo) si trovino ai vertici opposti di un grande parallepipedo montuoso costituito dalle Prealpi vicentine e veronesi.
Mi si  presentavano 2 opzioni: fare un diagonalone tra Schio e S.M.B.A., spostandomi lentamente fino alla pianura, oppure attraversare tutte le dorsali montuose su di una linea grossomodo parallela ai meridiani, fino a trovarmi pressappoco sulla “verticale” di S.M.B.A., e discendere una delle valli alle sue spalle, fino al ritrovo del meeting, il casello autostradale di Verona est.
Il diagonalone sarebbe stato più veloce, e in caso di problemi permetteva di tagliare agevolmente sulle strade di pianura e raggiungere il meeting per asfalto; ma, correvo il rischio di percorrere le stesse strade che avrei fatto con il meeting: infatti il luogo preposto a rifocillare il mucchio selvaggio era la trattoria sul passo La Collina, sopra Badia Calavena, giusto a metà del diagonalone tra Schio e S.M.B.A..
Pertanto optavo per la seconda opzione: avrei attraversato ortogonalmente tutte le valli tra VR e VI, fino al Vajo di Squaranto, che avrei disceso per giungere infine a S.M.B.A.; a percorrere tutta questa strada pensavo che 2 ore e mezza bastassero, e fissavo la partenza alle 7.00.
Ma in fuoristrada non si possono mai fare piani precisi al secondo: lo so da tempo, ma ci ricasco sempre!
Primo sbaglio: il serbatoio è pieno per circa ¾, nel portafoglio ho ben 3 Banconote da 5 €, ma preferisco tenerle per rabbocchi successivi e non faccio il pieno: me ne pentirò amaramente.
Secondo intoppo: il mio compare ha una enorme bolla sulla mano, gli risulta difficile impugnare bene la manopola.
Terzo intoppo: l’XR piscia benzina dal carburatore, probabilmente il galleggiante non chiude bene, spero di non rimanere a piedi.
Alle 7.11 comunque siamo in sella; per i consueti sentieri di roccia e sottobosco saliamo al passo Zovo, da lì abbandoniamo la Valleogra per una scorrevole mulattiera fino al fondovalle dell’Agno; ancora labili sentierini  fra le esigue vallette nascoste nelle pieghe delle montagne sopra Valdagno ci portano allo Zovo di Castelvecchio, spartiacque tra la Valle dell’Agno e la Val Chiampo.
Cerco i sentieri più scorrevoli, non voglio impiantarmi e rischiare di mancare al raduno; l’estate sta già invadendo il bosco, tracce evidenti nella stagione morta sono ora quasi nascoste dalla esplosione di verzura.
Per una antica strada dai numerosi tornanti, forse militare, scendiamo nella valle del Chiampo; l’ultima tratta è cementata, ma sulla grigia superficie si sono deposti strati e strati di foglie marce e “fanghetto”: arrivo lungo sull’ultimo tornante, quello che immette nel ponte senza parapetto che scavalca il ruscello, freno ma la moto sul viscido fila dritta verso la forra, mi fermo 30 cm prima di cadere nel torrente, 4 metri più sotto! Nessuna conseguenza, a parte essermela fatta in braghe dallo spavento!!
Raggiungiamo le prime contrade di Crespadoro, e proseguiamo, alti sopra la valle, in mezzo a campi appena falciati verso le zone più remote ed interne della vallata.



Diego fra i prati della Val Chiampo



La Val Chiampo verso la pianura…



…e le montagne che la chiudono

Raggiunto il fondovalle dobbiamo guadagnare il successivo crinale, spartiacque tra il vicentino e il Veronese, tramite il sentiero del Gerolin, che presenta alcuni punti impegnativi; in principio ci si arrampica dentro un fitto ed ombroso bosco, poi si giunge ad un arioso prato, abbastanza ripido ma soprattutto fatto a “terrazzo”, con la moto che improvvisamente deve superare questi dislivelli.


Il pratone, l’erba cresciuta rigogliosa nasconde traccia e dislivelli del terreno

Dal prato di infila una strettissima traccia che si arrampica sulla costa del monte con incessanti traversi e tornantini dove girare la moto in impennata; la vegetazione lussureggiante quasi nasconde il sentiero e non sono poche le ramate che ci becchiamo in faccia.



Pausa nel verde

Nella pausa prima del punto topico mi accorgo di avere la lente dell’occhiale (da vista) che balla, porca sozzona mi si sta sfilando la vitina; ingegnandomi con un cacciavite serro il tutto e mi preparo ad affrontare la prova di coraggio:la passerella.


Il sentiero riparte…


…ed ecco per dove passa!

Il sentiero taglia orizzontalmente un ripido calanco che precipita a piombo per cento e più metri sulla valle sottostante; il pendio è di nuda roccia e bianca ghiaia, pare sempre sul punto di sgretolarsi. Ed infatti in un punto il sentiero è franato, rimpiazzato da un ponticciolo in legno, 2 travi longitudinali a far da spalla e tanti sottili tronchetti trasversali a formare il passaggio; ogni volta l’insieme sembra sempre più cedevole e precario, 200 kg di moto e pilota non sono pochi.
Ma anche stavolta il santo protettore di chi va in moto ci accudisce, le travi reggono e siamo oltre il periglio. 


primo piano per la passerella della morte!



Diego alla prova di coraggio





NO FUEL, NO MEETING…

Pochi chilometri di asfalto ci portano a Campofontana, piccolo altipiano veronese fra le valli d’Illasi e d’Alpone; una strada sterrata ci fa scendere a Giazza, ultimo abitato della Val d’Illasi, ed è proprio in questa discesa che entro in riserva con la benzina.
Giazza è un minuscolo paesetto racchiuso fra poderose montagne, distributori neanche a parlarne, scendere a valle perderei troppo tempo: avanti sempre, e speriamo in bene.
A ridosso del paese parte la mulattiera che, per mezzo di molti tornanti e pigri traversi nel bosco, conduce ai Parpari, in alta Lessinia; nella piazza del paese facciamo la vaccata del giorno, invece di imboccare il giusto vicolo che porta al sentiero ci infiliamo in una scaletta selciata che porta all’ingresso di alcune case; rapidi voltiamo le moto di peso e sgommiamo sulle scale per scappare via, infatti la Forestale ha la sua caserma proprio in piazza, a 30 metri da noi: e prima di entrare in paese avevo detto a Diego di passare svelti per non farsi notare dagli omini verdi!!
Finalmente imbocchiamo le prime rampe della mulattiera; nonostante sia parte del sentiero europeo E5, non ci sono tabelle di divieto, ma non anelo certo a discutere di ciò con le forze dell’ordine.
E’ una splendida salita, la mulattiera è stesa  sul pendio erto e precipitoso sulla valle, letteralmente scavata nella roccia, il fondo è di puro sasso, conformato a punte e lame, fisse al suolo, una via crucis per le camere d’aria; la larghezza rimane costante sui 2 metri, la pendenza non è mai elevata.
Nella salita si transita dentro una suggestiva galleria e sopra un incantevole ponticello di pietra, da lì in avanti il percorso si addentra nei boschi ai margini delle aree pascolive della Lessinia; apriamo e richiudiamo un paio di cancelli di filo di ferro per le bestie, ed è proprio uno di questi che frega il mo amico: c’è un filo spinato teso a terra, io nemmeno lo vedo e ci passo sopra, Diego lo vede, cerca di frenare all’ultimo ma cade, il filo gli sfregia moto e giacca e piega il manubrio; io, che non mi sono accorto di nulla, sono già oltre un ponticello, sulla strada asfaltata, che aspetto con impazienza. Per fortuna, quando già temo un incidente, un guasto, una foratura, Diego riappare e mi racconta l’accaduto; poi con l’aiuto di una staccionata raddrizza il manubrio.
L’orologio batte le 9.00 in punto, siamo a 1.300 metri di quota e a 30 km di montagna dal ritrovo Xrista: un paio di soste fotografiche, l’occhiale rotto, l’errore in piazza a Giazza, la caduta di Diego ci hanno fatto perdere minuti preziosi;
ce la faranno i nostri eroi a raggiungere il raduno?
Per la via più diretta, l’asfalto, conduco senza indugio il mio amico verso l’ingresso superiore del Vajo di Squaranto.
Il vajo è una lunghissima valle che solca profondamente l’altopiano lessinese, fin quasi allo spartiacque con il Trentino; per buona parte del suo sviluppo ha l’aspetto di un vero e proprio canyon, una immensa cicatrice nella terra, invasa da una rigogliosa foresta.
La porzione più a monte del vajo è percorsa da una mulattiera sassosa che ne segue il fondo, confondendosi a tratti con il torrente; i due versanti, verticali, inaccessibili, con torri di roccia e spelonche buie che si aprono nella stessa, sembrano quasi toccarsi, si toccano invece le opposte chiome degli alberi, formando un tunnel verde che ci toglie la visuale del cielo, ma regala in cambio aria fresca e umida.
La discesa è scorrevole, a parte un cantiere di boscaioli che hanno sbarrato la mulattiera con i tronchi segati, e ci costringo ad un facile fuoripista. Sono le 9.20, il 4° meeting sta nascendo, sono quasi alla fine del tratto fuoristrada del vajo, quando la moto rantola disperata per la mancanza di benzina: anche la riserva è terminata, sono a secco, porca pupazzola!!
Non ho alternativa: devo prendere un po’ di benzina dal WR di Diego, e dato che non ho bottigliette di plastica da sacrificare (conseguenze della specializzazione tecnica: con 2 litri di camel back sulla groppa chi è che porta con sé una ingombrante bottiglia?), non mi resta che smontare il mo serbatoio e porlo sotto a quello di Diego.
I colmi: per non usare i 5 € di riserva sono rimasto a secco; una moto dal serbatoio di 7-8 litri (il WR) da bere all’XR che tiene 10 litri; e per finire, 2 giorni prima avevo comprato usato il serbatoio africano della Acerbis, 22 litri, l’avevo montato sulla moto ma non mi convinceva perché il faro cozzava sul serbatoio ed allora avevo preferito partire con l’originale: proprio pirla dentro sono stato!!
Perdi più non è che Diego abbia chissà quanta benzina a disposizione, anche se è partito col pieno, e avendone prelevato troppa mi tocca pure ridargliela in parte; qua corriamo il rischio di rimanere entrambi a secco, altro che perdere il raduno.
Alle 9.35 ripartiamo, in pochi minuti raggiungiamo la strada asfaltata che percorre il fondo del vajo fino alla pianura; ci sono ancora oltre 20 km da fare per arrivare al ritrovo, sebbene la strada sia scorrevole e non attraversi nessun paese sono tanti; sebbene asfaltato il vajo è molto bello da percorrere in moto, solo la strada, il torrente e gli scoscesi pendii rivestiti da una foresta tropicale. Finalmente il vajo sfocia nella pianura, i campi coltivati si infilano fra negli spazi lasciati liberi dalle colline; attraversiamo sonnolente borgate di campagna: dai modesti bar, senza pretese di essere “di tendenza”, tavoli e sedie all’ombra della veranda ci inviterebbero ad oziare con uno spritz in una mano e un cicchetto nell’altra, le moto pigramente appoggiare al cavalletto nella polvere della strada, nella canicola estiva…
Ma il raduno ci chiama, superiamo rombando lenti mezzi agricoli e auto senza fretta, faccio il pelo a massicci muretti a secco sui ponti e nelle curve; finalmente sul colle di fronte a noi appare il profilo del castello di Montorio, non manca molto; a naso infilo una diritta strada secondaria che conduce alla S.S. 11, ai margini dell’abitato di S.M.B.A..
Sono le 10.10, ma dobbiamo fermarci ad un provvidenziale distributore; ci  sono anche 3 XR motard, forse il raduno non è ancora partito, ma non riesco a contattare Andrea F.E.P. e Nik, partecipanti al giro off che dovrebbero essere già in loco.
Velocissima corsa fino al parcheggio del centro commerciale a ridosso del casello, e davanti agli occhi l’immagine di decine e decine di moto, una macchia rossa e arancio che occupa le piazzole di sosta, furgoni e carrelli a contorno; XR di tutti i modelli e di tutti gli anni, rosse, 650, bianche, 600, coi freni a tamburo, 400, con slanciati kit a-loop, 250, con i freni a disco, o serbatoi africani. 
I motori sono già accesi, il gruppone off  è schierato per la partenza, azzo siamo veramente in tanti, perlopiù non conosco nessuno, ma identifico nel marasma Ciak, gli chiedo informazioni e per tutta risposta mi dice di seguirlo; faccio appena in tempo a ritornare al mio 400 che il gruppo parte; io e Diego ci accodiamo fra gli ultimi, senza nemmeno esserci iscritti.


rifornimento volante



pirlaggine 





IL RADUNO-VALPANTENA E PICCOLO STELVIO

Percorrendo la lunga bretella che collega il casello con la città, il gruppo si sgrana, una fila indiana di decine di metri che fa il suo bell’effetto, tutte quelle moto dai colori accesi e dal rumore di tuono.
Le guide ci raggruppano per attraversare il quartiere di Borgo Venezia, cosa darei per sapere il pensiero di chi ci vede sfilare, sicuramente bambini e ragazzi rimangono estasiati di fronte a tanto ben di dio su 2 ruote, ma è altrettanto vero che persone più mature potrebbero provare fastidio e disappunto per il rumore, se non addirittura timore nel veder passare una banda siffatta!
Abbandoniamo il bitume per un sentierino terroso che cammina in sella all’argine di un canale dalle sponde cementate, in realtà è il progno di Valpantena, il torrente che percorre l’omonima valle a monte di Verona. La vita si complica subito: nei giorni precedenti il raduno si temeva la pioggia, magari ci fosse stata! I campi e la terra sono secchi ed aridi, il nostro passaggio solleva una nube di polvere impressionante; in mezzo al gruppo si hanno solo 2-3 metri di visibilità, alzandosi in piedi sulle pedane, anche per respirare meglio, lo sguardo ha una profondità poco superiore, 3, 4-5 metri, non di più. 
Questa non è una gara, o una cavalcata ufficiale, dove il percorso è frecciato, fettucciato e segnalato da indicazioni e persone; il meeting XR è un ritrovo di amici, il percorso è tutto nella mente delle 3-4 guide locali, tutti gli altri devono cercare di seguire e non perdere il contatto con la guida o comunque con chi gli sta davanti (il classico metodo dell’elastico); giocoforza ci tocca stare in gruppo, e mangiarci tutta la polvere di chi ci precede. La guida in questo polverone è potenzialmente pericolosa, proprio non si riescono a scorgere ostacoli improvvisi o curve sul percorso, io stesso rischio un dritto quando il sentiero scende dall’argine e si tramuta in strada sterrata tra i campi.
Raggiungiamo il paesino di S. Maria in Stelle e, anche se effettivamente guidiamo tutti rispettosi e senza intemperanze, negli stretti vicoli del borgo facciamo un casino tale che gli antifurti delle auto scattano a squillare al nostro passaggio!
A fianco della chiesa infiliamo un sterrata non molto larga, dal fondo di ghiaia polverosa, contenuta a monte da robusti muretti a secco, che risale il pendio con numerosi tornanti fra campi coltivati a ulivi e ciliegi: è il “Piccolo Stelvio” che i più attenti ricorderanno per essere stato percorso da Motociclismo Fuoristrada nella prova della Beta Alp 4.00.
Nella salita incrociamo alcuni sventurati ciclisti, a rischio silicosi per la nube polverosa da noi creata, che tutto inghiotte, compresa la collina di cui non si distingue il profilo.
Nella salita mi trovo davanti un CRF250, un gioiellino, ma il pilota  in ogni tornante si pianta al centro della curva e gira praticamente da fermo il mezzo; non voglio fare il cafone e superare, ma all’improvviso una macchia blu mi sorpassa, è il WRF di Diego, si mette sotto al CRF, nel tornante destrorso l’Hondista quasi si ferma a centro curva, Diego si spinge fino all’estremo margine del tornante, intraversa la moto di potenza, usando la scarpata del pendio come sponda su cui allineare la moto, infine accelera tutto e sorpassa a sinistra il CRF in uscita dal tornante: veramente un gran bel numero!
Punto nell’orgoglio, anch’io mi butto sulla scia del CRF e lo supero 2 tornanti dopo, ma non sono stato così stiloso come Diego!
Sul culmine della salita, all’imbocco di un’altra sterrata, ci si ferma: ci sono stati dei casini, qualcuno è fermo o si è perso, ne approfitto per mangiarmi un paio di mele, sono passate 5 ore dalla mia colazione all’alba.
Ma con lo spirito giusto anche queste soste sono divertenti: si scherza, si parla di moto si fa conoscenza con persone che su internet sono solo dei nick-name.
Ritrovo la F.E.P., Ciak e il fratello Andrea, con cui ormai condivido una bella serie di uscite; Nik, l’unico duetempista presente, col CRE 250; XRJOIN, XR600  a scarico libero, friulano, conosciuto al secondo meeting; Pablo, DRZ400, spassosissimo, e con lui un nutrito gruppo di Milanesi, Dunkel, Giangibotz e tutti gli altri di cui non ricordo il nome.
Da un casco spuntano lunghe trecce nere, quando lo avevo davanti sul Progno pensavo “Urka, una ragazza che fa off-road!”, invece è il Jil, inarrestabile rastaman su XR600!!
C’è anche un tipo seduto su una motoretta per bambini, deve essere un Malaguti Grizzly, no mi sbaglio, è una XR 650: è il gigantesco Corrado_Vr, guida nei precedenti meeting, “colui che guida l’XR 650 come un Califfo” (parola di Nik) che fa sembrare piccola la mastodontica Xrona.
Da qui in avanti si fanno 2 gruppi, o almeno credo: effettivamente mancano delle persone, ma nel corso del giro ci si ritrova e si prosegue insieme, può darsi che mi sbagli.
Qualcuno arriva, e ripartiamo al seguito della nostra guida, il mitico “Sbrega”, al manubrio di un potente K520, due parole, quattro porchi, una manetta col gas e col bicchiere; l’altro gruppo è invece guidato da GoboVR, anche lui su KTM 520, ed ex-Xrista. Quest’anno comunque le XR sono la maggioranza delle moto presenti, ricordo che al raduno del 2003 c’era di tutto: il mio gruppo era l’unico formato interamente da XR, ma negli altri ce n’erano pochine!
Il giro prosegue su alcuni pratoni alla sommità della collina, poi si perde quota su un ripido sentiero in costa, tracciato nel  “bush” veronese; giungiamo in una carrareccia, dove ci fermiamo ad aspettare gli altri; Sbrega ci indica 2 divagazioni per salire la collina, una difficile, l’altra impossibile, e poi sparisce per l’impossibile; noi si resta lì ad aspettare, nessuno vuole tentate l’impresa per paura di figuracce!




Xristi in pausa



l’unica YAMAHA al raduno



Panorami veronesi

Una volta radunati tutti, scendiamo in fondovalle e mi accorgo che di qui ci sono appena passato, è il vajo di Squaranto; lo risaliamo fino al paesetto di Pigozzo, dove a fianco della chiesa ci immettiamo in una salita a tornanti simile al Piccolo Stelvio, ma dal fondo più duro, terra compatta e sassi mossi, che impietosamente vengono scagliati in faccia a chi segue; pure io mi becco un “proiettile” sparato da un KTM giusto sull’esofago, l’unico punto scoperto del corpo!
Arrivati in cima alla dorsale collinare stiamo fermi 20 minuti in una radura ad aspettare gli altri, qualcuno ha avuto un problema meccanico, pare; fra lazzi, frizzi, scherzi e prese per il culo il tempo passa veloce, poi scendiamo nuovamente a Pigozzo per un ripidissimo sentiero che si butta a valle per la linea retta, tutto un susseguirsi di gradoni di roccia: un bel pezzo tecnico, che mette alla prova i freni ed anche le capacità di guida degli Xristi; peccato che sia molto breve, in un attimo siamo a Pigozzo.
Dalla Chiesa ritorniamo in cima alla collina per la stessa carrareccia di prima, quasi in cima sorpassiamo il nostro sfortunato compagno, bloccato dalla perdita delle vite di fermo della pinza freno, guasto che verrà sistemato con arguzia da CorradoVR: una vita della piastra forcella spessorata con del filo di ferro andrà a sostituire quella persa.

LA SALITA DELL’ALFA

Dal crinale collinare scendiamo nella valle successiva, il Progno di Mezzane, sempre immersi tra frutteti e i vigneti, ed ogni tanto del bosco.
Dopo un breve trasferimento su asfalto il percorso ci vede all’opera su una carrareccia che risale un campo terrazzato per le coltivazioni, direttamente per la massima pendenza, senza lievi rampe e tornanti: il classico “salitone” da gas aperto; è la salita dell’Alfa, così la chiamano i locals.
Il fatto increscioso è che il fondo è stato trattato con uno spesso strato di ghiaia grossa, bianca e lucente: ottimo ausilio per le ampie ruote cingolate dei trattori, ma trappola mortale per le sottili ruote artigliate delle nostre moto.
Oltretutto le guide non ci hanno avvertito di quel che ci aspettava, sono partite e basta, quindi il gruppo imbocca la salita a velocità ridotta e in formazione compatta, quando si sarebbe dovuto partire scaglionati e prendendo la rincorsa, in modo da non intralciare chi ci segue e da avere inerzia per salire.
Ma non è così, le moto vanno troppo lente, pian piano ci si ferma, allora si gira disperatamente il gas ma la ruota posteriore invece di far avanzare il mezzo si scava la fossa da sola.
Davanti a me un DRZ col serbatoio africano, molto bello, si intraversa fino a bloccarsi, lo evito per un pelo ma ho pochissima inerzia per salire; mi attacco alla frizione e sasso dopo sasso raggiungo il limitare del bosco, dove i primi sono già in attesa; dal basso giungono rumori agghiaccianti, pistoni in fuorigiri e sassi sparati ogni dove, che poi all’improvviso ammutoliscono per poi d’un tratto ripartire. Sarebbe cosa buona e giusta scendere ad aiutare i nostri amici, ma sono le 13.00, il sole ci martella di calore, dentro l’abbigliamento tecnico facciamo la sauna, e chi ce la fa a spingere moto? Non ho nemmeno la voglia di scendere a piedi ed immortalare con la digitale il calvario dei “piantati”.
Ma un grido, “Alvesss”, echeggia tra i filari di ciliegie; mi chiamano, 2 XR600 hanno forato, tutti sanno che giro con una officina sopra il parafango posteriore.  Estraggo dal borsello leve smontagomme e pompa, Pablo mette la camera d’aria, la F.E.P. mette la manodopera, altre 10 persone guardano, dirigono i lavori e prendono per il culo, il resto del gruppo si è accasciato all’ombra.



Passata è la tempesta XR sulla salita dell’Alfa, non sembra ma da qui sono passati oltre 20 cinghiali sgommanti



Gommisti



Sbrega e Dunkel in attesa



gruppone in sosta



bandana da pirata o fazzolettone da nonna papera?



Veloci, si riparte!

POLVERE E SCHIANTI

Una camera viene sostituita, l’altra invece gonfiata col Fast e il suo pilota, con un paio di amici, lasciano il gruppo e tornano verso VR.
Le guide decidono di tagliare il giro, perdendo a detta di Sbrega la parte migliore del percorso, un tratto nel bosco; ma a quest’ora dovremmo essere già al ristorante, che si trova sul versante opposto della valle successiva a questa:  in parole povere dobbiamo scendere in fondo al Progno di Mezzane, salire il versante opposto a quello in cui ci troviamo, discendere nel Progno d’Illasi e salire al passo La Collina, sul lato opposto della valle.
Percorriamo a ritroso la salita dell’Alfa, raggiungiamo l’opposto pendio della vallata, percorrendo sentieri solitamente immersi nelle coltivazioni, più raramente nel bosco, d’altra parte queste sono zone a vocazione agricola.
In una stradina di terra rossa succede il fattaccio: sono fra i primi del gruppo, ma nonostante questo la nuvola rossa sollevata da chi mi precede è quasi impenetrabile; ad un tratto una visione catastrofica: la carrareccia si biforca a Y,  un ramo sale, l’altro scende, formando una scarpata di un metro e mezzo, nel campo racchiuso nella Y alberi di ulivo;  fra le volute di polvere rossa appaiono le macchie arancioni di 2 K, uno adagiato alla scarpata con le ruote all’aria, l’altro schiantato a terra poco lontano.
Potenzialmente è un coccio di quelli seri, dove ci si fa molto male, ma per fortuna stavolta non è così; il primo K è il 450 di Ciak, che non ha visto il bivio ed è praticamente uscito a dirotto dalla carrabile, cappotandosi; per lui una bella botta alla coscia; l’altro è un ragazzo del gruppo dei Milanesi che ha perso il controllo seguendo Ciak ed è caduto pure lui; gran botta al polso ma niente di rotto, e le moto sono OK.
Il tempo di rimettere in sesto i piloti e si riparte.
Dalla polvere rossa dei declivi collinari alla bianca farina del Progno: scesi in Val d’Illasi, risaliamo il Progno (cioè il torrente) lungo una strada di ghiaia bianca; il Progno in questo punto è una distesa smotazzabile di sassi e brecciame, tipo fiumi friulani, ed infatti al ritorno i ragazzi passeranno di lì.
Attraversiamo il paese di Tregnago e ci innalziamo verso il passo La Collina; qui finalmente il terreno muta natura, si guida nell’ombra di un bosco, su sentieri di breccia e scaglie privi di polvere; ogni tanto si attraversano immensi protoni di erba gialla, spettacolare ammirare il serpente di moto avanzare.
Questo percorso lo conosco, avendolo fatto più volte, rappresenta il limite occidentale delle mie uscite.
Nello scendere da uno degli innumerevoli panettoni erbosi che compongono questa dorsale collinare Sbrega ci fa fermare all’improvviso: in fondo alla mulattiera ci sono 2-3 fuoristrada con insegne e lampeggianti: forestali?
Anche se il sentiero non è espressamente vietato, con oltre 20 moto da controllare le guardie farebbero festa, tra scarichi aperti, gomme da cross e via così!
Un volontario va in avanscoperta, e ci segnala il via libera: sono mezzi della protezione civile, e talaltro non vi è nessuno in loco.
Senza altre emozioni giungiamo alla Collina, alle 14.00 in punto, dove i motardisti ci aspettano da un pezzo.



il parco chiuso del raduno



la trattoria

ABBUFFATA

Il pranzo è memorabile: una doppia tavolata di 50 persone, tutte vestite in completo motociclista. Ci sono anche 2 ragazze che hanno partecipato al giro motard.
Noi fuoristradisti siamo lerci e puzzolenti di polvere e sudore, buttiamo i nostri indumenti fetenziali in una catasta di caschi, pettorine, marsupi, protezioni sopra un tavolo e ci presentiamo in canottiera al desinare, non prima di aver “abusato” delle toilette, quello delle signore incluso.
I 3 primi, 2 secondi, dolce, caffè e grappino ci richiedono un paio d’ore di attenzione; ma passano in fretta, chiacchierando di moto, di luoghi e percorsi; nel mio caso con Jil su cavalcate e Appennino, con Dunkel e gli altri Milanesi del fango della Brianza.
Ecco, l’unica pecca è che non si riesce a parlare e fare la conoscenza di tutti, in particolare con i motard, con cui c’è una divisione abbastanza netta, anche nella suddivisione dei posti a tavola.
Fuori nel piazzale le 50 moto fanno la loro maschia figura, e nel dopopranzo  saranno degna quinta per la rituale foto di gruppo.



Il gruppo

CONCLUSIONE

Dopo le foto la strada mia e di Diego si divide da quella del meeting; sono le 16.30, andare a S.M.B.A. per poi rifare la stessa strada per tornare nel vicentino ci farebbe fare troppo tardi, e la stanchezza si fa sentire dalle 6.00 di mattina.
Nel pomeriggio il raduno comunque continua, i ragazzi si fanno altre 2 ore di fuoristrada, a detta di molti migliore dei percorsi della mattina; punto clou la discesa del Progno d’Illasi, già fatto al mattino, ma al ritorno percorso direttamente nel greto in secca del torrente.
Anche noi vicentini facciamo ancora fuoristrada, percorriamo l’alta valle dell’Alpone, fra le borgate di Castelvero, Vestenavecchia e Bolca. Indi scendiamo in val Chiampo per ombrosi sentieri nel fitto bosco, per poi guadagnare lo spartiacque con la Valle dell’Agno percorrendo i 3 Scalini Bastardi, un sentiero così chiamato per via di una tripla rampa di roccia aguzza che bastardamente ti butta a terra una volta su due; infatti cado proprio sul primo gradino, a mezzo metro dal burrone, senza danni per fortuna, e poi a spinta mi cavo dall’impiccio.
Vaghiamo ancora un po’ per le pinete di Castelvecchio, poi da quest’ultima località scendiamo a Valdagno per una lunga sterrata. Diego torna a casa scalando anche l’ultima dorsale che divide Schive la Valleogra da Valdagno, io che devo tassativamente rientrare per le 18.30 prendo i 5 km di galleria del  tunnel Schio-Valdagno.
A fine giornata per noi vicentini sono state esattamente 9 ore di guida (con in mezzo le 2 ore di sosta al ristorante) e circa 180 km di off-road fra le 2 province.
E l’anno prossimo si replica!

Ciao
Alves


Pablo

Gran REPORT Alves... oltretutto il tuo sarà diverso da tutti quelli degli altri!! Il tuo giro è iniziato alle 6 del mattino!!

PAUROSO il ponticello della morte...  :aahh: Solo il pensiero di dover passare di li... mi fa venire voglia di smettere di girare per boschi!!

ESILARANTE il racconto riguardante la salita dell'ALFA!

Però da precisare che sia IO che CORRADONE siamo scesi a spingere (anche se poco) I poveri disgraziati bloccati...
L'amico con il DR-Z africano è BadMax... Altro compagno di uscite off nel Milanese e NON...
Bello davvero quel serbatoio... (IMS)

Adesso aspettiamo il report della F.E.P. (so che sta arrivando...
E ovviamente quello del giro MOTARD!

Spero di ripetere l'esperienza a SETTEMBRE!!

Ciao
Pablo


Giuro davanti a Dio: MAI e MAI Più...
Fino alla prossima volta!!

duga84

Citazione di: Pablo il Giugno 14, 2005, 17:03:07 PM

Però da precisare che sia IO che CORRADONE siamo scesi a spingere (anche se poco) I poveri disgraziati bloccati...

grazie per avermi dato del disgraziato!!! :martellate: :D
su quel salitone ho incominciato a zigzagare...una bellissima piega da paura e lo schianto!! CHE STILE!!
Poi corrado si è messo in tasca la mia moto e me l'ha portata su per quei 5 metri che mi mancavano..
La vita l'è come la scala del polinar,in salita e pien de schiti!

XR 400 '01  ...e daichenemo!!

giangibottz

grandi alves e socio, per l'enduro non stop!!!!
e davvero un bel report. complimenti veramente  ;)
giangibottz

ps. a pranzo ero di fronte a voi  :)
giangibottz_xr600 '89 + yz125

XRJOIN

Bellissimo Alves...(non tu ma il report!!)
Come sempre i tuoi report sono i piu dettagliati e ben spiegati!!
Tremenda la passerella....chissà chi è stato il volenteroso a mettercela....forestale forse?boh...
Sempre per dovere di cronaca poi il ragazzo che è volato (e non solo in senso figurato!) sul bivio a Y è il ragazzo che è venuto con me....e non è rimasto propio illeso
Cadendo di istinto ha allungato le braccia in avanti battendo un polso in terra...all'inizio sembrava solo una botta ma
a pranzo il dolore ha iniziato ad aumentare, poi ha provato ad affrontare il ritorno con noi in off ma ha dovuto mollare.
Tornati a pordenone è andato al pronto soccorso e gli hanno riscontrato una forte distorsione...
morale della favola...15 giorno di gesso!! :screama:
+ moto nuova di stecca (2 mesi di vita!!) con il telaietto posteriore storto

Povero che sfiga...cose che capitano comunque...
l'enduro ti fa duro!!!

Pablo

O.T.

Citazione di: XRJOIN il Giugno 14, 2005, 22:30:22 PM
Cadendo di istinto ha allungato le braccia in avanti battendo un polso in terra...all'inizio sembrava solo una botta ma
a pranzo il dolore ha iniziato ad aumentare, poi ha provato ad affrontare il ritorno con noi in off ma ha dovuto mollare.
Tornati a pordenone è andato al pronto soccorso e gli hanno riscontrato una forte distorsione...
morale della favola...15 giorno di gesso!! :screama:

XRJOIN... Io ho avuto una piccola frattura la polso sx circa 40 gg fa...
con un tutore (SERIO) mi è andato apposto il polso... (I° uscita il meeting, ancora con tutore... e sabato scorso addirittura senza)

Di al tuo amico di togliere il gesso e di prendere un tutore...
Costo irrisorio se calcoli che con questo caldo il gesso ti ammazza!!!
E poi la sera lo puoi togliere per lavarti...

lo consiglio vivamente...

Pablo


Giuro davanti a Dio: MAI e MAI Più...
Fino alla prossima volta!!

ROCKY

Hao, quando Alves esce in moto, son sempre maratone!! ...e poi che report!! ;)  ;)

Complimenti!!!!!!

Ciao
ROCKY
DOVE C'E' DELL'OFF....IO MI BUTTO!!.... :banana:
CFR 450 X - Africa Twin RD03 - KTM 690 Enduro R

alves

Citazione di: XRJOIN il Giugno 14, 2005, 22:30:22 PM
Tornati a pordenone è andato al pronto soccorso e gli hanno riscontrato una forte distorsione...
morale della favola...15 giorno di gesso!! :screama:
+ moto nuova di stecca (2 mesi di vita!!) con il telaietto posteriore storto

Accidenti che botta, tutto rimediabile per fortuna, ma una bella botta!
Non ho ancora capito bene la dinamica dell'incidente..

X Rocky: hai visto che pirla?
Ti ho preso il serbatoio anche in previsione di girate come questa e poi Rimango senza benzina nel bosco!!

Ciao
Alves

ciak

spiegazione della mia mina:
ho uno davanti, gli stò a 5-6 metri per il polverone che c'è
vedo che stà tutto esterno su una curva, in mezzo alla polvere penso di vedere un appoggio quindi non rallento molto
di colpo passa all'interno e vedo che quello che pensavo fosse un appoggio è in realtà un bivio che non è utilizzabile come sponda
inchiodo dietro, intraverso la moto, ma visto che sono sul ghiaino e ho la gomma finita la manovra non mi fà rallentare, sto per centrare il bivio in pieno
visto che sono del parere che se frenando non succede niente è meglio provare con il gas, dò gas
l'anteriore recupera la giusta via, ma il posteriore prende il bivio in pieno (davanti verso l'alto e il posteriore verso il basso) e anche se stò accelerando non lo passa
mollo la moto (anni e anni di mine saranno servite a qualcosa), atterro di fianco e mi rialzo subito a circa 5 metri dalla moto (che si è piantata sul bivio piallandolo), sento che sono tutto ok, stò alzando la moto e mi accorgo che c'è un altro per terra
a quel punto vedo che siete arrivati tutti, alzo la moto, la controllo, bottoncino e va in moto subito (anche lei è abituata a mine del genere, basta guardare come è ridotta...)

non ho capito come è caduto quello dietro di me, non penso per evitarmi (sono caduto già fuori dalla strada), probabilmente con il polverone non ha visto più niente nemmeno lui
non pensavo si fosse fatto male

p.s. alves guarda che ti sei sbagliato:

CitazioneSbrega ci indica 2 divagazioni per salire la collina, una difficile, l’altra impossibile, e poi sparisce per l’impossibile; noi si resta lì ad aspettare, nessuno vuole tentate l’impresa per paura di figuracce!

io ho fatto quella impossibile 2 volte seguendo sempre sbrega (non era impossibile, non riuscivi a prendere molta velocità, ma per il resto c'erano solo degli scalini fastidiosi alla fine)

alves

Citazione di: ciak il Giugno 15, 2005, 20:07:58 PM


p.s. alves guarda che ti sei sbagliato:

CitazioneSbrega ci indica 2 divagazioni per salire la collina, una difficile, l’altra impossibile, e poi sparisce per l’impossibile; noi si resta lì ad aspettare, nessuno vuole tentate l’impresa per paura di figuracce!

io ho fatto quella impossibile 2 volte seguendo sempre sbrega (non era impossibile, non riuscivi a prendere molta velocità, ma per il resto c'erano solo degli scalini fastidiosi alla fine)

Caro Ciak, non mi sono sbagliato: Sbrega ha detto esattamente quelle parole, e poi è andato via; chiaramente era un tono esagerato ed ironico, nello stile del personaggio!
Poi che nel mio gruppetto nessuno se l'è sentita di provare è altrettanto vero.
Ciao bello
Alves

ciak

ah sì, adesso mi ricordo anch'io che aveva detto "impossibile"
mi è anche venuta in mente la deviazione che mi ha detto che si poteva fare (in poche parole uno scolo dell'acqua che andava giù in verticale) al posto di una discesa quando abbiamo lasciato la deviazione difficile-impossibile

ROCKY

Citazione di: alves il Giugno 15, 2005, 14:40:38 PM
Citazione di: XRJOIN il Giugno 14, 2005, 22:30:22 PM

X Rocky: hai visto che pirla?
Ti ho preso il serbatoio anche in previsione di girate come questa e poi Rimango senza benzina nel bosco!!

Ciao
Alves


Alves, il serbatoio l'avevi preso solo un paio di gg prima!!!! Sei giustificato!!!! :D

ROCKY
DOVE C'E' DELL'OFF....IO MI BUTTO!!.... :banana:
CFR 450 X - Africa Twin RD03 - KTM 690 Enduro R