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[Off-Road] CORSICA 2001 OVVERO COME PERSI IL MIO XR600 (By ALVES)

Aperto da Webbo, Dicembre 14, 2004, 19:33:21 PM

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Webbo

Questa è la cronaca di una tragedia: inizialmente avrei voluto cancellarla, come non fosse mai esistita ma poi ho pensato: comunque sia andata è stata una avventura che vale la pena essere raccontata.
Scusate la lunghezza.

CORSICA 2001
OVVERO COME PERSI IL MIO XR600

Sono 15 anni che vado in moto, rigorosamente enduro, ho conosciuto decine di motociclisti ma quando si è trattato di organizzare viaggi a largo raggio ho sempre avuto difficoltà a trovare compagni.
Anche per l'estate 2001 avevo lo stesso problema e non mi restò che chiedere di nuovo al vecchio Junky di accompagnarmi.
Junky è il migliore e il peggiore compagno di viaggio che si possa avere: tu puoi proporgli di partire per Capo Nord la settimana prossima e star sicuro che monti in sella e parta con te; ma puoi anche star sicuro che lo farà a modo suo: in totale incoscienza e impreparazione; c'è da dire che dalla sua ha una fortuna sfacciata e in qualche modo se la cava sempre!
La meta è la Corsica, uno dei paradisi del fuoristrada: Junky ci teneva, a me non dispiaceva; sarei ritornato volentieri in ex-Jugoslavia, ma sarei stato un po’ troppo ripetitivo: la Corsica è relativamente vicina, le ore di traghetto non sono molte, l'ideale per chi come me non se la sente di fare trasferimenti di centinaia o migliaia di km.
Come per ogni viaggio, la solita ma sempre appassionante creazione di un itinerario: libri, guide, cartine, articoli di giornale, internet. Il mio XR600 era in splendide condizioni per il viaggio, dopo la ricostruzione post-Africa del 2000: catena di distribuzione, pattini scorrimento, tendicatena, pistone, albero a cammes nuovi, cilindro rettificato; telaietto posteriore risaldato al TIG; telaio sabbiato e riverniciato; cuscinetti del mono sostituiti; marmittone in acciaio "home-made" + collettore 2 in 1, dal rombo di tuono; carburatore a depressione del Dominator; manubrio in lega, paramani chiusi, mascherina portafaro nuova, gemma posteriore nuova. Bellissima da vedere e gustosa da guidare!
Sostituisco la corona da 45 (originale 48) con una 42! Chissà che stavolta riesca a tenere medie accettabili. Per le gomme opto, su consiglio dei FORUMisti, per le Michelin T63; scelta azzeccatissima: ottimo compromesso fra strada, fuoristrada e durata. Evento eccezionale, anche Junky cambia le gomme, dopo anni e anni con le stesse "caciotte" lise fino alle tele: ovviamente non è convinto dalle T63, e sceglie delle Metzler Enduro 3 Sahara, dal tassello a "spina di pesce" decisamente più stradale.
Completa la mia dotazione, oltre allo storico bauletto, delle vecchie borse laterali flosce, prestatemi dalla sorella di Junky e marito. Memore della disavventura croata, le carico di tutto: un set di attrezzi degno di un'officina, tra cui leve smontagomme e pompa aria a pedale, camere d'aria ant. e post.; attrezzature da campeggio: fornello e lampada a gas, pentolino.
Junky come al solito viaggia "leggero": baule con effetti personali, tenda. Completi di viaggio: tenuta da enduro impeccabile per me, T-shirt, K-way e casco a scodella per Junky.

PARTENZA

Partiamo in direzione La Spezia, dove ci imbarcheremo: ho scelto il traghetto della Happy Lines perché, anche se lievemente più caro, è il più vicino e si risparmiano un bel po’ di km venendo dal Veneto.
Viaggiamo rigorosamente per strade statali: superata Verona e il suo traffico il viaggio si fa scorrevole; traffico nullo o quasi al di fuori delle cittadine, le moto corrono veloci sulla pianura, finalmente riesco a tenere gli 80-90 km/h senza sentire il motore chiedere pietà: merito soprattutto del carburatore a depressione del Dominator, che regolarizza e addolcisce l'erogazione in modo impressionante. 
Mi piace attraversare la pianura padana attraverso i suoi mille paesi, fra campi e canali a perdita d'occhio.
Passiamo Villafranca e il suo castello, Mantova e i suoi laghi, Sabbioneta, il Po, Parma, la val Taro dove Junky pretende la sosta-pizza per pranzo.
La strada del Passo della Cisa è fantastica, segue il profilo del rilievo inanellando curve su curve, rettilinei, salite e discese. Junky gode di tutto ciò mentre al mio occhio enduristico non sfuggono tutte le stradine sterrate e i sentieri che si inoltrano nelle desolate montagne circostanti: l'Appennino deve essere un vero paradiso del fuoristrada!
Il passo pullula di stradisti che non ci cagano neanche di striscio, scendiamo verso la Lunigiana; la strada, soprattutto in fondovalle, è più trafficata e meno scorrevole, in più c'è un'afa terrificante. La brezza marina di La Spezia è un toccasana. Attendiamo tutto il pomeriggio l'arrivo del traghetto per imbarcarci, dove passeremo la notte.

SBARCO

Il mattino seguente ci svegliamo già in alto mare: ci godiamo tutta la traversata sul ponte, prendendo il sole e sognando le avventure che ci attendono. Nel primo pomeriggio sbarchiamo a Bastia: in queste operazioni si ringrazia di essere in moto, un attimo e si supera tutta la coda di auto e furgoni.
Poniamo la nostra base 10 km a sud di Bastia, allo Stagno di Biguglia, sul cordone litoraneo che separa la laguna dal mare: un paesaggio molto veneto, se non fosse per le brulle montagne che incombono vicine.
Il nostro campeggio è immerso nel verde della pineta, ha la sua spiaggia privata che ogni tardo pomeriggio ci ritemprerà dopo una giornata passata in sella.
La vita sociale del camping è animata da scatenate compagnie di adolescenti che improvvisano ogni sera una pseudo-discoteca nella sala giochi ma a noi non ci cagano, siamo "over-category"; le nostre serate le passiamo a Bastia, a bere birra nel vivace centro storico o sul porto; ogni volta che arriviamo o partiamo il rombo dei nostri possenti mono attira l'attenzione della gioventù locale, le teste si girano al nostro passaggio.

DES AGRIATES

La nostra meta sono i famosi "Agriates", area semidesertica sulla costa nord dell'Isola, tra St. Florent e L’Ile Rousse.
Lasciamo la costa orientale inerpicandoci sui monti per una strada "piegosa" che percorre un canyon scosceso, il "defilè de Lancone".
La strada è scavata nel fianco della montagna, attorno un paesaggio "marziano", rocce rossicce e rada boscaglia.Dalle zone interne pieghiamo verso nord attraverso la regione collinosa del Nibbio, per raggiungere il mare. Il percorso, fatto un po’ a casaccio, ci porta su strade asfaltate in pessime condizioni, e su carrarecce dal fondo molto sconnesso, ma assai divertenti. Attorno a noi asfittici campi coltivati o adibiti a pascolo, masserie all'apparenza semi abbandonate.
Il caldo e l'afa sono terrificanti, soprattutto per me: per non portare via l'ingombrante pettorina, ho optato per il giubbotto da enduro con inserite le protezioni sui gomiti, avambracci e spalle, ma anche senza imbottitura è come fare la sauna! Junky viaggia in maglietta, le strade sterrate sono bordate da rovi spinosi, mi immagino la scena: lui che tira un dritto e esce dalle macerie del DR sanguinolento come il conte Dracula dopo un banchetto.
Con me ho lo zainetto-officina ricolmo di ferraglia, peso 1 Tons, lo fisso con gli elastici alla piastra porta-bauletto ma per gli scossoni lo perdo per strada; Junky lo recupera e mi prende in giro che porto in giro tutta quell'officina: lui ha con sé solo la chiave-candela!
Gli "Agriates" sono percorsi al margine dalla strada asfaltata che collega St. Florent e L’Ile Rousse; questa strada si tiene ben addentro all'isola; per raggiungere la costa ci sono 2 principali strade sterrate, lunghe circa una dozzina di km l'una: quella per la spiaggia di Saleccia e per quella di Punta di Malfalcu.
Ma io voglio di più, voglio sentieri ed enduro hard: a Casta imbocchiamo una sterrata che conduce ad una isolata azienda agricola, sul retro di questa parte una traccia che, costeggiando le pendici del monte Genova, uno dei rilievi più alti degli "Agriates", si ricollega con la sterrata di Saleccia.
Semplicemente fantastica: profondamente scavata dagli elementi, gobbe e salti dove la moto vola in aria e le sospensioni vanno a pacco! Ci do dentro di gusto fino all'incrocio con la strada per Saleccia: Junky arriva alcuni minuti dopo con il mio zaino-officina in spalla, perso senza accorgermi, e mi guarda come un deficiente!
La strada per Saleccia è decisamente trafficata: auto stracariche, jeep, moto enduro, da strada, scooter, qualche ardito in bici, tutti che vanno verso l'agognata spiaggia. E' incredibile cosa fa la gente per le vacanze; la strada è una goduria se si ha una moto da enduro o un 4x4: gradoni di roccia, sassi, sabbia, salite e discese sui dossi e gli avallamenti della zona; con tutti gli altri mezzi deve essere un autentico supplizio, oltrechè un sicuro modo per scassare sospensioni, gomme, cerchi e coppa motore!
Mi lascio prendere dalla manetta e tiro, compatibilmente col traffico, godendo della superiorità del mio mezzo!
Supero decine di mezzi fino allo spiazzo dove termina la strada, mi giro: non ho più lo zaino!
Anche stavolta Junky arriva con i miei "effetti personali": è incazzato nero e mi dà del coglione, non a torto.
Come non bastasse scopro con orrore che le vibrazioni hanno sbullonato il sostegno della marmitta, penzolante ormai dal solo collettore di scarico; anche il portapacchi è ballerino: figura di merda!
Rimandiamo la riparazione al dopo pranzo.
La spiaggia è fra le più belle che abbia mai visto: il mare di un blu incredibile, in contrasto con la sabbia bianchissima e il verde della macchia mediterranea.
Un bagno rigenerante mi solleva dalle mie pene, ora mi aspetta il pranzo sotto un pino.
Addento con impazienza il mio panino all'omelette, ma una stronza di ape continua a girarci intorno: cerco di scacciarla, mi sposto, vado addirittura in acqua fino al ginocchio ma la bestia non molla il mio panino, ad ogni boccone rischio di ingoiarmela; va a finire che mi becco la puntura sul braccio e il panino finisce nella sabbia, mentre Junky se la ride alla grossa.
Basta! Fan'culo Saleccia e le sue api; si torna alle moto per riparare il danno. Per fortuna ho con me kg di bulloneria varia; sostituisco i bulloni mancanti, serro il tutto e ripartiamo.
La calura è insopportabile, sulla strada asfaltata ci fermiamo ad un chiosco; passano decine di moto ma di enduro come le nostre se ne vedono pochine.
La strada sterrata per Malfalcu si stacca dal passo chiamato Bocca di Vezzu: corre prevalentemente in discesa fino all'insenatura; il fondo è come l'altra, forse con meno sabbia e più sassi ma soprattutto è quasi deserta, nessuno in mezzo alle ruote! Al termine troviamo solamente una Dune-buggy, un 4x4 e 2 moto stradali.
Approfittiamo per fare un altro bagno refrigerante e non siamo gli unici: dall'altra parte della cala c'è una vacca che si bagna le zampe: mai vista una mucca ai bagni!
Tornando alla Bocca di Vezzu sfogo il prurito al polso destro, mi sembra di essere tornato sui monti di Matmata in Tunisia.
Problema: la benzina dell'XR sta pericolosamente finendo, Junky non ha problemi grazie ai 18 lt del Suzuki.
Ci portiamo verso L’Ile Rousse per il rifornimento.
Siamo quasi dalla parte opposta dell'isola, rispetto al nostro campeggio: decido di attraversare l'interno della regione della Balagne: lungo la strada D63 lungo la valle del fiume Regino fino al borgo di Speloncato, poi scendere nella valle del Tartagine attraverso la Bocca di Battaglia, infine al mare lungo la valle del Golo. 
La stradina abbandona la costa e pigramente si snoda lungo il fianco del monte. Improvvisamente sento un tintinnio provenire dal fondo della moto: con la coda dell'occhio vedo un luccichio nell'aria, poi più niente; cosa sarà mai? Mi fermo per un controllo: ORRORE!! Le vibrazioni hanno allentato tutti i bulloni della corona; uno si è allentato più degli altri ed è andato ad interferire col movimento della ruota battendo sul forcellone (ecco il tintinnio), finché non si è rotto (ecco il luccichio); e per fortuna che il bullone si è tranciato, non oso pensare alle conseguenze se invece avesse bloccato tutto d'un colpo il moto della ruota…
Junky non si capacita di un simili guasto, spande merda a profusione su me e la moto, a lui non è mai successo, il DR ha il parastrappi, perché l'XR no, ecc., ecc..
Serro i 5 bulloni rimasti e ripartiamo, con un occhio di riguardo alla corona.
Siamo in una valle interna, i posti sono da far west: passiamo un passaggio a livello senza sbarre sulla linea a scartamento ridotto che porta a Corte, la vicina stazione sembra una stazione di posta per carrozze dell'800, muri sbrecciati, piazzale sterrato, un cane randagio, piccoli carri merci su un binario morto:da un momento all'altro mi aspetto l'arrivo di una sbuffante vaporiera.
La strada inizia ad arrampicarsi sulle pendici dei monti, in alto si vede un paesino arroccato su di un poggio.
All'uscita del tornante all'ingresso del paese mi trovo davanti una vecchia centenaria che attraversa la strada, sorretta da un uomo; li evito di alcuni metri, non senza mandarli in silenzio a quel paese.
Guardo nello specchietto: Junky esce dal tornante e per un soffio non travolge i due, proprio in mezzo alla strada, ma nel trambusto mi sembra di vedere la vecchia finire a terra.
Junky figurati se si ferma, a me prende il terrore che tutto il clan della vecchia ci insegua in cerca di vendetta, per cui inizio a tirare per mettere più km possibile fra noi e il paese.
Più saliamo di quota più fa fresco, addirittura troviamo la nebbia, poche decine di metri di visibilità!
Perfino il duro, il coriaceo Junky si ferma per indossare il K-way!  Dal deserto al valico alpino in un solo giorno, incredibile!
Al valico di Bocca di Battaglia (1099 m.s.l.) ci rifocilliamo in un grazioso rifugio di legno; dal passo partirebbe una sterrata, tagliata sul fianco della montagna, che scende a valle nella direzione che dobbiamo seguire noi: ma Junky si rifiuta di seguirmi, dice che è tardi, che per oggi di guai ne abbiamo avuti abbastanza, ecc..
Scendiamo per l'asfalto, curve curve, curve immersi in una natura maestosa, lungo le valli del Tartagine e del Golo: i panorami sono mozzafiato, tutto attorno a noi vallate e monti selvaggi.
L'ultimo tratto di strada prima del campeggio è la litoranea che percorre il cordone litoraneo di Biguglia, di fianco a noi si aprono alternativamente vedute della laguna e del mare, splendido.
Nonostante le sfighe occorse, siamo entrambi entusiasti del giro fatto, la vacanza corsa si prospetta eccezionale!

CAPO CORSO

Il giorno successivo mi dedico alle "riparazioni"; passo da alcuni meccanici visti a Bastia le sere prima, finché dal concessionario Honda mi mettono in mano una cassetta piena di bulloni, dadi e rondelle di recupero: frugo a lungo fino a rimediare tutto quello che mi serve, e senza spendere nulla. Poi meritato riposo in spiaggia: l'indomani ci aspetta il periplo di Capo corso.
Capo corso è quella specie di dito che dalla costa settentrionale dell'isola si protende verso la Liguria: guardando una cartina, mi dà l'idea di essere il dito medio della Corsica, alzato come a mandare a fare in culo tutto il continente, o perlomeno la Francia, visti gli amichevoli rapporti tra isolani e madrepatria!
Il capo è lungo una 50 di km e largo 15, ma il giro è molto lungo perché la rotabile costiera ha infinite curve.
Nel giro voglio infilare alcuni percorsi off-road segnalatemi da French, italo-francese-friulano frequentatore del Forum di Soloenduro.
Da Bastia si valica la dorsale montuosa di Capo Corso al Col de Teghime, la giornata ci regala un cielo limpidissimo, la sagoma dello Stagno di Biguglia sembra una enorme farfalla posata sulla pianura.
Scesi a St. Florent iniziamo a risalire la costa occidentale della penisola: la strada è tutta curve, non ci sono più di cento metri di rettilineo in fila, non è molto larga, dal fondo abbastanza rovinato.
Stupendi scorci sul mare, sulla costa e i suoi paesetti: sarebbe impossibile ricordarli tutti.
Risaliamo una valle per tentare il "coat-to-coast" della penisola, ma all'ultimo abitato al posto di una strada troviamo un sentiero che parte subito ripidissimo con alcuni gradini: alziamo bandiera bianca e ritorniamo da dove siamo venuti. Veramente particolari sono i cimiteri di queste borgate: piccolissimi recinti ai margini delle case, con le tombe simili a capitelli, quasi una "seconda casa" per il defunto.
A Nonza vediamo la caratteristica "spiaggia nera", formata dai detriti di una vicina cava.
Poco più a nord, ad Albo ci inerpichiamo su una montagna che domina la baia, lungo la strada di servizio di una ex-cava.
Nel pianoro sommitale un ammasso di motorini e auto abbandonate e bruciate: brutto segno! Scattiamo alcune foto con le moto sul ciglio dei burroni, ma siamo in un vicolo cieco e scendiamo in paese a mangiare.
Dopo pranzo ci inoltriamo verso l'interno per una valle percorsa da una sterrata che dovrebbe portate alla costa opposta: selvaggia e desolata, che posti meravigliosi!
Purtroppo al termine del tratto asfaltato troviamo il cemento al posto della terra ed anche un bel cartello di divieto: cosa fare, cosa non fare, preferiamo non rischiare e torniamo indietro. Più a valle imbocchiamo uno sterrato con segnato un percorso fino ad un paese della costa: bene, facciamoci questo anello in fuoristrada!
Ma la strada diventa ben presto mulattiera immersa nella macchia mediterranea, il fondo è a scaglie; guardo il DR, la scelta obbligata: niente da fare si torna sulla costa.
Non completiamo il giro del Capo fino alla sua estremità: a Pino lo attraversiamo lungo la strada asfaltata che transita per il colle di Santa Lucia. Nei pressi del valico, arroccata su una rupe, sorge la cosiddetta "Torre di Seneca", postazione di avvistamento romana o medievale, boh? Un divertente sterrato, purtroppo di poche centinaia di metri, porta ai piedi della rupe: desistiamo dal salire in cima per il sentiero pedonale, troppo caldo!
Nella discesa verso la costa orientale ci sono tornanti nella parte alta, poi la strada si abbassa in una valle che afosa è dir poco: finalmente il mare con la sua brezza ci porta un po’ di sollievo.
La litoranea della costa orientale è più scorrevole della "sorella" occidentale, corre ad una altezza minore sul mare per cui sembra di viaggiare sopra le acque. Anche i paesi sembrano più turistici e meno sperduti.
Dopo questa lunga sgroppata fra i 2 mari la spiaggia di Biguglia ci aspetta per un rigenerante bagno!


A SUD

L'indomani decido di spostarci verso sud, dove, secondo pareri autorevoli raccolti sul Forum, ci dovrebbe essere abbondanza di piste sterrate. anche la cartina lo conferma.
A tavolino decido di fermarci a Solenzara, circa a ¾ della costa, in modo da riuscire a coprire con giri di una giornata ampie zone del centro e del sud.
Per fare poco più di 100 km ci mettiamo tutto il giorno, nonostante la strada sia l'unica dritta di tutta la Corsica, infatti attraversa le pianura costiera: partiamo tardissimo, poi a mezzogiorno canonica sosta in pizzeria di circa 2 ore,e finalmente a metà pomeriggio siamo a Solenzara.
Questa ridente località non è altro che un porticciolo e 2 file di case lungo la via principale, villaggio western in chiave corsa.
Ci stabiliamo nell'unico campeggio, in un polveroso e stentato boschetto sulla spiaggia; su un lato è costeggiato da un fiume - canale, ma una lingua di terra permette di arrivare velocemente in paese; verso l'entroterra c'è il resto del bosco, percorso dalla strada di accesso (sterrata): insomma, un posto abbastanza isolato.
Nel bosco c'è solo un parco divertimenti dove, imbragati come da alpinismo, ti fanno lanciare con carrucole da un albero all'altro, stile Indiana Jones o Tarzan; ce n'è per tutti i gusti e tutti i "cuori": il percorso più adrenalinico prevede la doppia attraversata del vicino fiume, una tratta di parecche decine di metri sospesi nel vuoto: fichissimo, progetto già una visita al parco!
In campeggio ci sono dei francesi con Husqvarna preparate per l'enduro "cattivo" e relativo furgone appoggio, questo mi fa ben sperare per i nostri giri ma un sinistro avvertimento giunge dai gestori del campeggio: "vi avverto, la notte scorsa hanno rubato delle bici, chiudete le moto!"
Si, chi vuoi che venga a rubarci delle moto vecchie di 13 anni, dal valore bassissimo in confronto a tutte le maxi moto incontrate finora! Infatti non abbiamo incontrato quasi nessuno in viaggio con vecchie mono da enduro, tutti in sella a maxi-enduro, ipersportive o lussuose granturismo!
Comunque ci premuriamo di legare le moto con il catenaccio ad un albero vicino alla tenda.
 
CINGHIALI E VACCHE

Il giorno successivo ci rechiamo verso l'interno, sulla falsariga di un itinerario pubblicato da Motociclismo dove provavano le DR650-350. Risaliamo la rotabile costiera fino a Ghisonaccia, dove viriamo verso l'interno, a Ghisoni. La strada per Ghisoni percorre due strette gole, il Defilè de l'Inzecca e il Defilè de le Strette: curve su curve sospese sull'orrido, intorno rocce scoscese, foreste di pini marittimi; difficile descrivere questa natura così superba!
Da Ghisoni inizia la lunga salita al Col Verde: l'asfalto è in ottime condizioni, tranne che nel tratto finale. La vegetazione mediterranea lascia il posto a foreste di montagna, estese a perdita d'occhio.
Una famiglia di maiali selvatici attraversa noncurante la strada davanti a noi, cediamo il passo , ci mancherebbe!
Al valico ci fermiamo per un break al rifugio: il passo è un crocevia di sentieri, chissà se qualcuno vi si avventura in moto.
Dal Col Verde quelli di Motociclismo scendevano a valle per un divertente sterrato: il primo che troviamo, il più evidente sulla cartina, ha un bel segnale di divieto per cui desistiamo dall'imboccarlo. Sulla strada ci sono parecchi maiali selvatici, occhio alle curve.
Lasciamo l'asfalto per una traccia non troppo evidente che si inoltra nel bosco: la carrareccia si fa sempre più labile, ma anche molto enduristica e divertente, incontriamo pure un paio di guadi. Quando ormai dispero di trovare una prosecuzione e sono rassegnato a tornare indietro, sbocchiamo su una ampia strada sterrata che percorre il lato opposto della valle rispetto a quella asfaltata: godiamo di splendide vedute sulle montagne e foreste circostanti, il alto ci sono vette di nuda roccia, vaj e guglie, un paesaggio "alpino".
Scendiamo fino al paese di Palneca: imbocchiamo un'altra sterrata a salire, ma dopo pochi km muore in un prato ricolmo di fiori di ogni specie; si torna indietro.
A Zicavo spuntino a base di omelette e rifornimento di benzina, circondati da bande di bambini affascinati dalle moto: sembra quasi che non ne abbiano mai viste!
Ora ci aspetta l'Altipiano del Coscione; la strada è in pessime condizioni, stretta e con l'asfalto molto rovinato. La salita è molto lunga, sono deluso perché fin quasi all'Altipiano è tutta d'asfalto.
Comunque vale la pena arrivarci: è una landa ricoperta di piccoli cespugli e muschio, minuscoli torrenti e fossi dappertutto, animali bradi lasciati al pascolo, maiali, vacche, cavalli; la strada che attraversa l'altopiano è profondamente scavata, le sospensioni hanno di che lavorare su questa gobbe. In lontananza ampie vedute su tutte le principali vette della Corsica, peccato per la foschia che confonde i profili.
passiamo diverse malghe, semplici costruzioni di pietra: pastori ed escursionisti ci osservano perplessi, non riesco a capire se sono curiosi od ostili.
Sulla cartina la strada si trasforma in mulattiera sentiero e percorre il crinale montano fino al rifugio Bucchinera, dove una rotabile sterrata riporta in fondovalle a Quenza: sarebbe esaltante una simile traversata ma non so se sia legale; comunque la mulattiera ora è ripida, sassosa, piena di massi e scalini; guidando alla "trialista", sempre in piedi, riesco ad inerpicarmi ma Junky si pianta, inoltre da una malga ci osservano, dei turisti più in alto pure, per cui giriamo le moto e torniamo da dove siamo venuti.
Piccola sosta culturale a un piccolo oratorio immerso nel bosco: ci sarebbe anche un sentiero che scende a valle, ma come sempre non me la sento di affrontare situazioni potenzialmente pericolose con Junky e lasciamo perdere.
Viaggiamo ora verso il Colle di Vaccia Morta, sul fianco di una montagna assolutamente spoglia di vegetazione; nei pressi del valico ci fermiamo a pasteggiare a salumi e formaggi tipici.
E' un momento di grazia: siamo all'ombra di un albero, gustando prelibatezze locali, attorno a noi monti brulli e selvaggi, nei pressi del colle pare una sterrata che si perde in lontananza oltre le montagne, ed altre ne intravedo che percorrono i monti; questo è quello che mi aspettavo di trovare, lunghi sterrati che attraversano regioni spopolate e selvagge, domani e i prossimi giorni torneremo qui e ci faremo al traversata di tutto il sud dell'isola!
Ma non andrà così!
L'ultimo passo della giornata che affrontiamo è il Colle di Bavella: la salita da Quenza è veloce e scorrevole, saliamo veloci fino al valico. Breve sosta per ammirare e fotografare le bizzarre forme che hanno assunto pietre e alberi del luogo, modellati e piegati dal forte vento.
Dal Colle di Bavella la strada scende fino al mare, proprio nei pressi di Solenzara, lungo la valle del torrente omonimo; ma non è una discesa rapida: dapprima si scende, ma poi bisogna valica un crinale attraverso il Colle di Larone, per poi scendere finalmente al valle costeggiando il letto del torrente.
Anche questa valle non poteva che essere spettacolare: completamente disabitata, nessun paese, solo qualche campeggio sperso fra queste balze, per veri amanti della natura; nella parte alta si attraversa una splendida foresta di conifere, poi, scesi a livello del torrente, se ne costeggiano i boschetti laterali e le bianche ghiaie del greto.
Stranamente la parte alta della strada è la migliore come fondo, perfettamente liscio, mentre a valle è così deteriorato da non farci vedere l'ora di arrivare al nostro campeggio.
 
JURIIJ IL FIGHETTO

La sera stessa, mentre controlliamo e ingrassiamo i mezzi, sento Junky imprecare: mi avvicino e mi mostra il cavo frizione, sfilacciato fino a metà vicino alla leva sul manubrio: e allora, cosa C'è di strano? Tutto! Lui non ha mai cambiato cavo in 30.000 km, com'è possibile, ecc.; va a quel paese Junky, anche il DR si rompe e si usura come tutti i mezzi meccanici! Nessun problema, mon ami: con me ho una decina di cavi ricambio e decine di morsetti (magari adesso non riderai più e mi ringrazierai di aver portato via l'officina, vero?)
Mi sto già accingendo all'operazione quando Junky si accorge che il cavo montato è ancora quello originale, con le testine saldate al filo su entrambe le estremità; "e allora" dico "tagliamo il filo danneggiato, inseriamo nella guaina vecchia in nuovo filo, lo chiudiamo col morsetto e poi ti fai ancora migliaia di km senza problema, io faccio sempre così! Ma il ca**one non vuole, non si fida, vuole il ricambio originale!
"Ascolta Junky, in questa isola del ca**o ci saranno concessionari ufficiali Suzuki sicuramente solo ad Ajacco e Bastia, forse in qualche altro centro importante Bonifacio, Calvi, comunque sono tutti all'opposto di dove ci troviamo; inoltre figurati se hanno in magazzino disponibile il cavo frizione del DR 600 '88; domani è sabato, per ordinarlo e riceverlo dal Continente ci vorranno giorni se non settimane e la nostra vacanza va al diavolo: fidati, ti sistemo io la moto, e se non ti fidi del mio lavoro cerchiamo un meccanico a Porto Vecchio o Bonifacio che lo faccia al posto mio!"
Ma non c'è verso di farlo ragionare, è più ostinato di un mulo! Piuttosto che tentare una riparazione di fortuna (che poi di fortuna non è!), preferisce non usare la moto fino alla fine delle vacanze, oziare in spiaggia e poi tornare a casa, stressando il meno possibile il cavo frizione: da non crederci!
Gli rispondo che non me ne frega niente di fare vita da spiaggia, sono lì per andare in moto, se non si fa tanto vale tornare diretti in Italia.
L'unico compromesso che ottengo è rinviare la decisione all'indomani: ci sveglieremo di buonora per telefonare in giro ai concessionari e meccanici dell'isola, chissà che la sua fortuna sfacciata non lo aiuti anche stavolta! Altrimenti ci si avvia verso casa. 
Mi corico furente con Junky: rinunciare al viaggio proprio ora che siamo in zone meravigliose, per un banale cavo sfilacciato!

APOCALYPSE NOW

Alle 7.30 suona la sveglia: esco dalla tenda, mi stropiccio gli occhi, metto a fuoco la moto di Junky, accanto al grosso albero a cui sono legate le moto; nascosta dal DR, dovrei intravedere la sagoma dell'XR: dovrei, ma non la vedo, C@@@o, è caduta per terra!
Ma non è caduta per terra: oltre il DR c'è il vuoto! Raccolgo da terra il catenaccio: tranciato di netto con un tronchesi! Mi sento mancare la terra sotto i piedi, giro attorno con lo sguardo, aspettandomi di vederla apparire ad un tratto, quasi che la sparizione sia un miraggio, un effetto ottico, ma la terribile consapevolezza si fa strada in me:RUBATA! la mia XR è stata RUBATA!
Urlando sveglio Junky, pure lui è impietrito, accorrono i vicini, nessuno si è accorto di nulla. Vago inebetito per il campeggio, vado in spiaggia: niente. Vado a chiamare i gestori del camping; la sbarra all'uscita è ancora abbassata ma mi accorgo che nel passaggio pedonale laterale, dal fondo in terra, ci sono le impronte del T63: i bastardi hanno spinto la moto fino all'esterno, dove avevano sicuramente un furgone in cui caricarla.
Il campeggio è a gestione famigliare,durante la notte è il marito che lo perlustra ma un uomo solo cosa può fare, in questo campeggio si può entrare dalla spiaggia, dal fiume, dal bosco; inoltre sicuramente qualche ora si riposa, ai ladri bastava avere pazienza ed agire; non credo che i gestori siano in malafede, anche se sicuramente in altre realtà i ladri godono di appoggi interni, come dirà il mio amico Threplee, anche lui derubato di una XR 600.
Junky si stupisce della mia assoluta calma; in realtà sono in stato di choc: mi aspetto da un momento all'altro di veder riapparire la mia amata XR, che l'incubo svanisca; ma ho la precisa e definitiva certezza che l'XR appartiene ormai al passato, non la rivedrò mai più; le persone attorno cercano di confortarmi "spesso si ritrovano, a volte le rubano per farsi un giro…" ma non posso crederci.
Mi pervade un sentimento che non so definire: voglio andarmene da lì, dalla Corsica, voglio tornare a casa!
Nel pomeriggio c'è un traghetto: voglio prenderlo, anche Junky ha paura, vuole andarsene la più presto.
Dopo tanti anni ho avuto finalmente  soddisfazione su Junky: sarà tanto perfetto il DR, ma alla fine quei figli di pu****a di ladri corsi hanno preso la mia splendida XR e lasciato lì quel bidone del DR.
O forse il DR aveva il bloccasterzo funzionante ed inserito e quindi non potevano spingerlo all'esterno (di quello dell'XR non ho mai avuto la chiave! però questo discorso è relativo perchè tutto dipende da quanti erano: in quattro, con 2 pali, si può portare via tranquillamente una enduro monocilindrica anche se ha tutte le ruote bloccate).
Di sicuro avevo sottovalutato il pericolo ed adoperato mezzi di protezioni insufficienti: ma pensate che quel catenaccio tranciato era lo stesso che da dieci anni proteggeva le mie moto nel portico sotto casa, in vista di chiunque. Non pensavo che la mia vecchia XR (e si vedeva, era ancora di quelle col tamburo posteriore!), anche se splendidamente restaurata, potesse fare gola ai ladri: invece scoprirò poi, parlando con altri sfortunati come me, che le enduro e in particolare le XR sono assai ambite dai corsi, che trasformano in supermotard.
La precaria legalità sull'isola favorisce i ladri: soprattutto  nel centro dell'isola si leggono scritte antifrancesi e contro i turisti, la gendarmeria francese se ne sta chiusa nelle caserme e comunque ha altro a cui pensare (proprio 2 settimane prima era stato assassinato un politico corso!).
Assieme alla moto mi hanno rubato anche il casco (comprato nuovo una settimana prima di partire!) che stupidamente avevo legato anch'esso col catenaccio passante per la mentoniera; persi anche gli attrezzi fissati alla moto, la pompa a pedale fissata al parafango anteriore le leve smontagomme al manubrio.

2 SUL DR

Sulla moto era fissata anche la piastra portabauletto: impossibile utilizzare il bauletto, e comunque come caricarlo sulla moto di Junky? Dopo anni di onorato servizio dalla Slovenia alla Corsica, anche il Nonfango va nei rifiuti: era tutto crepato, non valeva nulla, ma il suo lavoro lo svolgeva ancora bene! Anche lo stuoino fa la stessa fine, troppo ingombrante, sul DR non c'è posto.
Carico all'impossibile zaino e borse laterali, sono talmente gonfie che non riesco nemmeno a toccare le pedane passeggero e viaggio con i piedi all'aria; una bandana in testa la posto del casco, Bastia è solo a 110 km, cosa volete che sia!
Rischiamo una prima volta la vita quando, inavvertitamente, urto, credendo sia la pedana passeggero,  il cavalletto laterale del DR e questo si abbassa: decine di motociclisti sono morti per questa banale dimenticanza! L'auto che ci segue strombazza e ci supera per avvertirci: GRAZIE! Junky ovviamente mi cazzia, un po’ di pietà non guasterebbe.
Il mio compagno di sfiga riesce comunque a farmi sorridere: quando, fuori dal paese, superiamo tre autostoppisti nordici, li fa segno di salire a bordo, "c'è posto!" urla; e quelli ridono di gusto e ci salutano: se solo sapessero!
A Travo ci fermiamo dalla Gendarmeria per sporgere denuncia: gentili e disponibili, mi danno qualche lieve speranza, destinata a sparire presto.
All'ingresso del paese di Aleria il destino si accanisce ancora su di noi: sento alcuni rumori metallici dal retro della moto, non avremmo rotto qualcosa! Improvvisamente un botto fortissimo: è scoppiato il pneumatico? Junky accosta, ci giriamo e saltiamo giù dalla moto in preda al panico: la borsa laterale destra è squarciata, gli attrezzi carbonizzati sono sparsi a fianco della strada, il tessuto sintetico sta bruciando, assieme ai miei vestiti, fiamme alte mezzo metro già lambiscono la sella e hanno attecchito sul fagotto della tenda!
Junky cerca inutilmente di soffocare il fuoco con i miei Jeans, invano. Impietrito osservo tale spettacolo apocalittico, aspettando che da un momento all'altro le fiamme raggiungano il serbatoio o il carburatore e la moto esploda e il nostro martirio sia compiuto: ci faranno santi, San Alves e San Junky, patroni dei motociclisti sfigati.
Junky si accorge che a 2 metri da noi un signore sta pulendo l'auto: a questi non gli passa per la testa di fare qualcosa, ci pensa Junky, gli afferra un secchio pieno d'acqua e riesce a fermare e in un secondo tempo a spegnere le fiamme: ma a che prezzo!
La moto sembra reduce da un tour nell'Afganistan talebano: la fiancatine destra è colata quasi interamente, la moto è ricoperta di residui carboniosi ovunque; attorno i resti: attrezzi da officina anneriti, tutti i miei vestiti bruciacchiati sparsi a terra, la tenda e lo stuoino di Junky liquefatti, la borsa lacerata e fusa.
Il peso eccessivi della borsa aveva premuto la fiancatina contro il silenziatore rovente, fino a farlo fondere: il calore aveva incendiato il tessuto sintetico della borsa, al cui interno c'era la bombola di olio lubrificante che era esplosa, alimentando le fiamme; per fortuna che fornello, lampada e relative bombole di butano erano nell'altra borsa, non oso immaginare la possibile esplosione!
Junky è incazzato come una bestia, mi accusa di essere il responsabile del disastro, che ho riempito troppo le borse, il suo primo pensiero è  che devo rifondergli i danni, la moto, la tenda, le borse di sua sorella: ma si può essere più teste di ca**o di così? Impossibile! Inoltre le borse le avevamo montate assieme!  sull'XR non avevo avuto problemi, anche per un semplice accorgimento: avevo forato la fiancata lato scarico e avvitato dentro un bullone da 6 mm che teneva la plastica lontano dal metallo rovente, oltre ad avere foderato da sempre l'interno della fiancata con materiale ignifugo.
Ma sono troppo avvilito e disperato per rispondergli a tono, subisco e salviamo il salvabile: buttiamo via tenda, stuoino, quasi tutto il mio vestiario, gli attrezzi, i ricambi, la borsa esplosa i il sistema di fissaggio: tutto quello che mi resta è l'abbigliamento tecnico che indosso e quello che riesco a far stare nella borsa superstite, il sacco a pelo e pochi stracci, che reggo con le mani; IL DR, incredibilmente, ha solo fuso la fiancatine laterale: sella, telaio, altre plastiche sono integre, sporcizia a parte: nella sfiga, Junky ha avuto il solito culo! Devo comunque riconoscere la grande prontezza di spirito e lucidità che ha avuto nel drammatico momento.
Senza altre disgrazie arriviamo a Bastia, troviamo posto sul traghetto e ci imbarchiamo. La giornata è caldissima, sono ridotto da schifo, puzzo, finalmente una doccia! sono così messo male che devo chiedere a Junky di prestarmi una T-shirt, mi sono rimaste solo la maglia del pigiama, un paio di magliette fetide, un bermuda e dei mocassini.
Durante la traversata non ho pace, non riesco a sostenere al presenza di tutti quei turisti che tornano felici dalle vacanze, inoltre sembro un barbone, come tale mi guardano, mi isolo nella cabina, nel profondità della nave.

EPILOGO

la sera, arrivati a La Spezia, mi tocca seguire Junky a spasso per il centro vecchio a mangiare una pizza: sai che voglia! Anche se con più circospezione, non molla l'idea di avere un qualche risarcimento per i danni subiti: che squallido!Però il suo problema più impellente è riportare il DR con la frizione menomata a Schio.
Viaggiare con lui senza casco e con una borsa in mano è assurdo e pericoloso, ma non vorrei rimanere solo, anche se ormai inizio a detestarlo: Junky ha ragione a rifiutarmi il passaggio per la pericolosità per entrambi, ma quando dice che in due sarebbe costretto a sollecitare molto di più e più spesso la frizione, prego fra me e me che quel maledetto cavo si spacchi sui tornati della Cisa e il ca**one resti per strada.
Avrei voluto che qualcuno fosse venuto a prendermi da casa, ma so che era impossibile. Avevo chiesto al fratello di prendere un furgone e venire fino a La Spezia per recuperare il DR in panne ma era una idea assurda inoltre, sentito per sommi capi il comportamento gretto che Junky aveva avuto nei miei confronti, non ardevano certo di voglia di aiutarlo. Non avevo altra scelta che tornare da solo a casa in treno.
La mattina seguente, domenica, unici rimasti, lasciamo il traghetto; Junky mi porta alla stazione dove prendo il regionale per Parma., in mano ho un sacco dell'immondizia preso in nave con dentro stivali e abbigliamento tecnico. Da Parma Bologna e poi Padova, dove trovo mia madre ad attendermi, dopo oltre 6 ore di viaggio.
Junky, nel frattempo, ha imboccato la statale della Cisa, ma il cavo frizione ha un ulteriore cedimento: sicuramente non resisterebbe alla traversata dell'Appennino e delle sue mille curve, per cui decide di entrare in autostrada e tirare fino a Schio, sostando solo per la benzina e ai caselli, cambiando in tutto 5 volte, mi dirà poi.
Per giorni aspetterò una telefonata dalla Corsica, che non arriverà mai; un paio di volte telefonerò direttamente al Comando di Travo, tramite la mia vicina di casa, oriunda francese, per sollecitare notizie, ed arriverò anche a farle scrivere una lettera: inutilmente, non avrò più notizie della moto.
Ma siccome un motociclista non può stare senza moto, 2 mesi dopo, indebitato fino al collo, ero in sella ad un XR400 96, usato ma in ottime condizioni: maneggevole, leggera e potente il giusto, divertente da guidare; ma ogni volta che vedo o sento passare un'XR600 ho un sussulto al cuore!
Ho quantificato il costo economico patito in circa 10 milioni di vecchie lire: 2-2,5 milioni il valore di mercato di una XR a posto e kittata come la mia; 6 milioni l'acquisto (obbligato!) del mezzo nuovo; il resto tra spese legali, casco, attrezzi, ricambi, vestiti persi. 
Però su una voce risparmiai: le famigerate borse a Junky non gliele rimborsai mai, e men che meno la tenda o i danni al DR. Da allora ci sentimmo sempre più raramente e alla fine ci siamo persi di vista, senza alcun rimpianto da parte mia e, credo, nemmeno da parte sua, visto che non mi ha mai chiamato.
L'ultimo contatto lo ebbi per E-mail: alla mia dove gli annunciavo il nuovo acquisto e lo invitavo a venirla a vedere, mi rispose con un messaggio sconclusionato che suonava pressappoco così:
"E noi e quello che è stato e sarà…resteremo  nella storia un'avventura…"
Fumare fa male!
Su sito dedicato all'XR, conobbi Threplee, anche lui derubato nello stesso periodo della sua XR 600, di cui voglio riportare una lettera:

"Ciao Alves sono threeple, da Roma, ho appena finito di leggere il tuo intervento sul forum e ti giuro, leggendo mi sono venuti i brividi!
Ero anch'io in Corsica il 26 agosto scorso, precisamente ero al Nord a L'Ile Rousse con la mia XRetta del 96...
Anche la mia era tutta preparata, era fantastica... come la tua. So quanto ti sta rodendo il culo, credimi.
Ti scrivo questo msg personale perchè ti voglio dire alcune cose relativamente a quanto ci è accaduto:
-ho capito che effettivamente al Sud di quell'isola di merda amano in modo particolare le XR che trasformano TUTTI in supermotard (ho parlato con alcuni "autoctoni" che mi hanno detto che una moto come la mia, e la tua, sono il sogno di tutti i giovani corsi figlidipu****a)
-in particolare quelle kittate come le nostre, una volta rubate, sono già pronte per essere ri-immesse nel loro mercato interno (ti posso giurare che al sud nei vari "concessionari" di moto ne ho vista più d'una ...sono ormai certo, RUBATA!!)
-sono sicuro inoltre che le nostre XR "girano" oggi indisturbate per le strade della Corsica, oppure sono esposte in qualche vetrina tra Bastia e Bonifacio (forse Ajaccio), non le smontano nemmeno, cambiano solo le targhe!!
-questo significa che laggiù "opera" una vera e propria organizzazione criminale che studia i luoghi turistici più frequentati ed i motociclisti, li segue, spia le loro abitudini e poi organizza il furto notturno avvalendosi della complicità del personale (corso, prezzolato, e figliodipu****a!) che "lavora" nei camping e nei residence, ...tanto come avrai avuto modo di vedere la Gendarmeria praticamente non esiste e quando esiste si spara le seghe!!
Vedi caro alves, tutto ciò mi fa incazzare come una bestia e proprio non ce la faccio oggi come oggi a stare con le mani in mano, almeno non prima di aver tentato tutte le strade...
Sto organizzando uno o più "ritorni" nell'isola in modo più anonimo possibile per cercare di recuperare la mia moto, so già dove andare a cercare!! Parto da Livorno, affitto a Bastia una piccola auto locale in modo da passare inosservato e giro ININTERROTTAMENTE per 2-3 giorni (mangio e dormo in auto) passando in rassegna luoghi turistici e concessionari, compresi tra Bastia e Bonifacio. Farò sicuramente più di un "viaggetto" nei prossimi mesi, anche in giorni feriali (siamo tra l'altro fuoristagione e quindi i figlidipu****a non si aspettano visite) e mi porterò dietro la denuncia originale esposta, i documenti originali della moto e le foto fatte durante la passata "vacanza". Questo perchè se dovessi rivedere la mia moto avviserei immediatamente la Gendarmeria per denunciare la situazione in flagrante, so che le possibilità di ritrovamento non sono molte e le probabilità di successo delle mie spedizioni sono scarse, ma nella vita bisogna sempre lottare fino all'ultimo per la cose che si hanno nel cuore. Sarò un idealista ma soprattutto per gli ideali bisogna combattere.
Caro alves se sei interessato ad una di queste spedizioni fammi sapere, la mia prossima partenza è prevista per il 28-29 settembre. Il mio indirizzo mail è …
A disposizione per qualsiasi chiarimento ti saluto come potrei salutare un amico.
threeple"

Non andai con lui in Corsica e mai ci ritornerò.

Alves
Per cortesia non contattatemi in privato (via PM o mail) per aiuto o consulenze tecniche, postate pubblicamente, e se vi posso aiutare lo farò volentieri.

Webbo

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