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1° Maggio 06: La Mulattiera di Franseloto

Aperto da alves, Maggio 08, 2006, 15:12:06 PM

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alves

BACK TO FRANSELOTO

Il primo maggio ho onorato la festa di noi lavoratori con un giro in moto: ci sta, no?
Tutto sommato è stato un bel giro, anche se alcuni imprevisti hanno stravolto il programma.
Formazione: la solita, Alves alla guida e Diego a guardarmi le spalle.




Pianura Alto Vicentina

Si partiva di buonora, col fresco, portandoci subito in quota, per inoltrarci in Valdastico;


discesa decisamente ripida


Qualche sassolino in traiettoria


Diego “impuntato”

In fondovalle si costeggiava il torrente Astico, cercando un guado, ma la corrente impetuosa dallo scioglimento delle nevi ci sconsigliava di tentare.
Passavamo allora alla sponda opposta, si endurava un po’ con soddisfazione ma quando intercettavamo una specie di passeggiata di primavera capivamo che non era il caso di proseguire in quella direzione; tagliavamo su asfalto per scendere alla statale, e chi incontravamo al bivio?
Una pattuglia di Caramba in appostamento! Tra frecce mancanti, specchietti, fari spenti ne avevamo a sufficienza per portare a casa un ricordino, ma per fortuna i militari stavano già lavorando un paio di stradali supersportive: ci guardavano, indecisi sul datarsi, noi ci cagavamo addosso ma facevamo gli indifferenti e scorrevamo via, per infilarci 100 metri dopo nel primo sterrato!
Pericolo scampato, ma fra marce primaverili, feste campestri e forse dell’ordine in Valdastico non si respirava! Avevamo in progetto una esplorazione in zona Costo, ma lasciavamo perdere e ci dirigevamo verso la Val Posina.

LA MULATTIERA DI FRANSELOTO

3 anni fa scoprii una mulattiera fenomenale, grazie ad un individuo altrettanto fenomenale; così scrissi allora:

“”Diego ha un'idea:"Qui vicino abita un mio collega di lavoro, che mi aveva parlato di una mulattiera… andiamo a chiedergli informazioni."””
…ci fa accomodare in taverna, la bevanda è ovviamente vino, Diego riesce a diluirlo con acqua, a me 100% vino "Vedo che ti ti si più forte de lu, solo vin par ti!" mi dice.
Dopo la bevuta ci porta in corte ed inizia la spiegazione, assolutamente esilarante:"Ti si a …, te ve verso …, ghe xe il ponte, gheto capio no, el ponte par andare a …; subito ghe xe na casa dove abita na fameia grande, te ve su par la strada bianca, li taca la mulattiera che va su; tenti, la xe stretta e se sbrisia parchè ghe xe l'erba! Vedì chel cason là in mezzo al bosco? Xera mio, lo gò vendù allo Svedese (?!?), il sentiero passa da lì, quando voialtri arrivè disighe allo Svedese che ve daga un bicer de vin che lo go dito mi!"
Comunque ghe la fasì ad arrivare in cima, savì Franseloto no, lu la ga fatta in su in moto in tredese (13) minuti!"
Franseloto chi??? Domandiamo.
"Come chi xe Franseloto! Non conosì mia Franseloto? FRANSELOTO xe queo che giusta le moto, tuti i porta le moto a giustare da Franseloto, anca da Schio!" Franseloto xera queo che correva, lu e i so tusi i andava su in tredese minuti! Ma dai, Franseloto queo che giusta le moto, xe l'unico che giusta le moto!
Tutto questo ripetuto cento volte!””

Avete capito: basta Poletti, RigoMoto, Andreani, Aldini & co.; d'ora in poi, se volete andare forte, le moto si portano da Franseloto l'unico che giusta le moto!!

“”Salutiamo; grazie all'alcol ingerito guido fluidamente la moto; oltre il ponte giriamo verso la casa dove abita "la fameia grande". Perlustriamo a piedi la contrada ma apparentemente non c'è nessun sentiero che prosegue, finché non mi accorgo di una esile traccia che risale un prato ripidissimo: non può che essere lei!
Se Franseloto l'ha fatta in 13 minuti è un dio: larga 1 metro, ripida, il fondo tutto in "saliso" selciato ben piantato nel terreno, decine di tornanti strettissimi, a volte a pochi metri di distanza uno dall'altro; alcuni riusciamo a farli "en voleè", con la ruota anteriore alzata, in altri dobbiamo spostare la moto, da fermi, sulla traiettoria successiva e magari spingere un po’ per ripartire.
Arriviamo dallo "Svedese", per fortuna non c'è, non avrei resistito ad un altro bicchiere.
Oltre il cason dello Svedese la mulattiera si apre un po’ e diventa meno faticosa, ma ci vuole sempre tecnica e mestiere per salire: in un momento di pausa verso qualche goccia d'acqua per terra e battezzo ufficialmente il sentiero, da ora in poi sarà la "Mulattiera di Franseloto"!””

Ed eccola questa famosa mulattiera:


Scivolata di Diego dal sentiero


Pausa in un tornante


Il cason dello “Svedese”


Le infinite voltarine del sentiero


Fondo selciato e ripido


Diego affronta un tornante…


…e sale imperterrito



Missione compiuta, anche se non ci abbiamo messo 13 minuti come Franseloto!


Nevai in quota: la in mezzo passa una strada

60 TORNANTI

Nell’ottobre 2004 io, Diego e Paolo K520 fummo costretti ad abbandonare le moto nel bosco, al termine di una discesa da brivido, la mulattiera dei 60 Tornanti:

””usciti dal bosco, il sentiero monta su una selletta sospesa nel vuoto…da entrambe le valli la nebbia sale fra le crode, nascondendo il fondovalle.
Iniziamo la discesa dell’impluvio, stretto e ripidissimo; il sentiero perde quota con regolari traversi che corrono da una parete di roccia all’altra; i tornanti sono a gomito, strettissimi: alcuni si riesce a farli da seduti, ma in molti occorre scendere ed accompagnare la moto.
Ma quello che stanca di più è il fondo, pietre grosse e mobili su cui la ruota anteriore si impunta continuamente.
Il passaggio più suggestivo è una galleria interamente scavata nella roccia, in cui le moto passano a malapena, che, perforando un crinale roccioso, ci fa abbandonare la val xxxxx ed entrare nella Val yyyy vera e propria.
Ma se prima della galleria il percorso era stretto, adesso è strettissimo: praticamente siamo sull’orlo di un canalone ghiaioso che scende ripido a valle, senza vedere il fondo, serrato ai lati da muraglie rocciose; il sentiero taglia il vaio con traversi cortissimi e tornanti a misura di minibike.
La discesa prosegue penosa e faticosa, con le moto al fianco per lunghi tratti, stare in sella non aveva senso.
… Ci rimanevano solamente 20 minuti di luce, risalire era impossibile, non si vedeva la fine del sentiero, la marcia era penosissima, la fatica tanta.
Proseguiamo la nostra discesa, la luce è sempre meno, ci tocca accendere le moto per poter utilizzare i fari; il vaio si apre, stiamo entrando nella conoide di deiezione alla sua base, la fine del sentiero non deve essere lontana, penso.
Ed infatti il sentiero finisce, nel senso che, dove doveva esserci l’ennesimo tornante, la traccia si ferma in uno sfasciume di macigni e alberi; a valle, nel buio incipiente, non si distingue altro che massi sparsi alla rinfusa e alberi divelti; del sentiero non se ne intuisce nemmeno la traccia: una slavina ha cancellato la mulattiera.
Studiamo la situazione, disperata, e non ci resta che una sola possibilità: abbandoniamo le moto e proseguiamo a piedi verso valle; sono le 17.00.””

Dopo un’ora e mezzo di cammino raggiungemmo il paese più vicino, dove i familiari ci vennero a prendere; la moto la recuperammo il giorno dopo; disboscando e pulendo il sentiero in 2 ore di lavoro.


Ecco il tragitto percorso quella volta

Appena le nevi si saranno sciolte del tutto ritenterò l’impresa, e stavolta la documenterò in maniera adeguata!
Il giro proseguiva con l’esplorazione di nuovi sentieri, senza ottenere risultati positivi, tutte le tracce, nonostante fossero segnate sulle mappe, si rivelavano impraticabili, oramai mangiate dalla vegetazione;


Bosco vergine


L’idolo dei giovani, Diego, in azione nel sottobosco


Tratto hard


Laghetti alpini

Tutto sommato un ottimo primo maggio, nonostante gli inconvenienti!

Ciao
Alves