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[Off-Road] Enduro Fluviale (By Alves)

Aperto da Webbo, Dicembre 14, 2004, 19:38:39 PM

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Webbo

Con un pò di ritardo vi racconto di un paio di uscite fra XRisti fatte l'estate scorsa.
Ciao!
Alves

ENDURO FLUVIALE

1° PARTE

Da quando ho partecipato alla gara di Mansuè (TV), caratterizzata da trasferimenti lungo fiumi, canali, fossi e boschetti della bassa trevigiana mi è venuta la fissa per questo genere di percorsi che definisco “Enduro di Pianura” e ho cercato di trovarne anche dalle mie parti: l’alto vicentino non è certo ricco di grandi corsi d’acqua, ma grazie alla conoscenza del territorio qualcosa sono riuscito a mettere insieme.
Un pomeriggio parto da Schio per raggiungere il mio amico Lancillotto a Dueville; Obiettivo: le pistine di cross sull’Astico. Ma non per asfalto: monto sull’argine che costeggia il Boldoro, torrentello dall'odore fetente causa scarichi, incrocio la Roggia maestra di Schio, canale artificiale motore dello sviluppo dei lanifici nei secoli scorsi, per poi saltare sul sentiero che costeggia il torrente Timonchio. La traccia erbosa è dritta e semplice da percorrere, solo qualche ramo disturba la guida, alcune chicane del sentiero rompono la monotonia della traccia perfettamente dritta. Attraverso il paese di Marano, a sud di quest’ultimo il torrente Leogra confluisce  nel Timonchio e il letto si allarga: sono quasi sempre in secca, o con un misero rivolo d’acqua, da qui si può iniziare la scorribanda sulla ghiaia.
Il letto è largo 15-20 metri, la guida non deve essere mai rilassata: ci sono tratti dove la ghiaia è fine, giri tutto l’acceleratore e senti il posteriore affondare nel pietrisco e poi la moto schizza in avanti; ma all’improvviso trovi un tratto con i sassi grossi come meloni, i colpi al manubrio sono violenti e fai fatica a stare in equilibrio. Ogni tanto gli scalini fatti dall’acqua, dove passa più spesso, ti tolgono la terra sotto i piedi e il fiato in gola!
Trovo uno sbarramento di massi enormi sotto un ponte, mi tocca risalire la rampa cementata dell’argine, la moto sale come un camoscio e ridiscendo oltre il ponte.
Il bello di questo tratto è che attraversa la campagna, lontano da centri abitati, e, a parte 2-3 ponti da passarci sotto, quasi nessuno ti vede e dai poco fastidio.
Ad un certo punto il torrente fa una ampia curva in direzione sud-est, qui il letto si allarga di molto, ci sono anche piccole radure erbose all’interno degli argini (sempre cementati): il posto ideale per una pistina da cross o una bella speciale fettucciata, ma il luogo non mi sembra molto frequentato da enduristi, meglio così.
Scopro un piccolo affluente in secca e mi ci butto dentro: è largo 3 metri, il fondo, misto sabbia e ghiaia fine (fantastico!), è ad un paio di metri sotto il livello del terreno circostante, non vedo niente del resto del mondo tranne la traccia da seguire. Una briglia di cemento frena la mia corsa, dalla parte opposta si proseguirebbe, sulla carta vedo che il torrentello mi riporterebbe quasi al punto di partenza, bene, un percorso da scoprire la prossima volta!
Ho già fatto una decina di chilometri nel fiume, salgo sull’asfalto verso Dueville, ma per poco: un guado sul Timonchio e sono sulle strade bianche che attraversano il Bosco di Dueville, zona di risorgive caratterizzata da fossi, canali e polle d’acqua limpida che da  bere anche a Padova.
Vado piano, è zona di passeggiate e M-B; passo il ponte sul torrente Igna, che scende dalle colline sopra Thiene: in secca, sembra una strada sterrata, chissà  fin dove si può risalirlo? Prima o poi lo scoprirò.
Raggiungo Lancillotto e ci dirigiamo verso l’Astico.
L’Astico è un classico per i vicentini: nel tratto mediano, tra Passo di Riva e Breganze l’alveo è largo 40-50 metri, ma solo in parte è occupato dalla ghiaia: ci sono boschetti, tratti erbosi, terra e sabbia. Decine di piste e pistine solcano questi terreni: percorse da anni e anni di moto, hanno buche e cunette profonde e continue, ottima palestra di allenamento per fare braccia, muscoli e tecnica!
Io e Lanci ne proviamo qualcuna, con qualche digressione sul letto di ghiaia vero e proprio, non siamo i soli a girare, ci sono dei crossisti lì vicino. Una ci piace di più, ha tante curve e contro curve in appoggio dove scaricare i cv e un dislivello di un metro che la taglia diagonalmente. Inanelliamo giri su giri, alfine, vinti dall’afa, ripieghiamo su un bar lì vicino per una meritata birra!

2° PARTE

Domenica mattina è stato di nuovo Astico, in compagnia di Ciak e Andrea da Pd, alla loro prima uscita sul famigerato torrente.
Come ormai di routine, sono arrivato all’appuntamento seguendo i torrenti di cui vi ho già parlato; a Passo di Riva trovo la premiata ditta F.E.P. (Fratelli Enduristi Padovani): di Andrea ammiro la nuova cavalcatura, KTM LC4 400 '97, al posto del vecchio ed inaffidabile TM 250. Gentilissimo, Andrea mi fa provare il mezzo: conosco bene il K 400, un mio amico la possiede, gran motore, sospensioni durissime, un altro mondo rispetto all'XR, che però sulle mulattiere impestate sa difendersi più che bene!
Lo scarico "svuotato" del K emette un rombo da jet al decollo, mi sa che qui ci sentono fino a Vicenza! Ciak mi fa notare tutti i lavori effettuati sull'Xrina 250 dalla nostra ultima uscita assieme e, gentilissimo pure lui, mi fa provare il mezzo: i cv saranno anche pochi, ma mi sembra di avere sotto il sedere una M-B tanto è leggera e maneggevole: divertentissima fra gli alberi dei boschi e in tutte le situazioni "strette".
Giriamo 2 ore sulle pistine all’altezza di Montecchio Precalcino, in particolare in una molto varia: c'è un primo pezzo tracciato sulla riva pianeggiante, curve e controcurve, poi si entra nel letto vero e proprio del fiume, ci sono sabbioni e ghiaioni, profondi canali scavati dalle piene dove le sospensioni vanno a pacco.
Il caldo è a dir poco africano, 2-3 giri di seguito e ci si ferma spossati all'ombra di un alberello; come al solito L'Astico è assai frequentato da fuoristradisti, tutti fan finta di niente ma si sa, sono tutti lì con gli occhi attenti ad osservarti: "chi sono quelli?" "guarda quello come va!" "Hai visto che moto c'ha quello!" Poi il ghiaccio si scioglie e si fanno 4 chiacchere tutti assieme. 
Lungo l'argine destro scendiamo a Passo di Riva: è già ora di tornare a casa; Ciak e Andrea caricano le moto sul carrello e se ne vanno, io ritorno sui miei passi e al “Bosco” entro nell’alveo dell’Igna e inizio la risalita a mo’ di salmone.
Il fondo è si sassi minutissimi, ricoperto di un velo d’acqua limpida di pochi centimetri: avanzo senza problemi tra gli spruzzi, do anche qualche sgasata, incontro qualche pozza più fonda dove mi bagno fino ai capelli: ci voleva una doccia col caldo africano che c’è!
Ad un tratto mi si presenta un triplice sbarramento allagato impossibile da superare, devo rimontare sull’argine, molto ripido, il primo tentativo va a vuoto, rovino a terra senza danni, ritento in un altro punto e stavolta ce la faccio.
Costeggio il torrente lungo una stradina sterrata, più a monte rientro nel letto: il fondo è più increspato, i sassi hanno dimensioni maggiori ma si procede bene; sono completamente avvolto dalla rigogliosa vegetazione che lambisce l’Igna, solo il rumore della marmitta denota la mia presenza al mondo “esterno”, un elicottero dal cielo non mi vedrebbe mai! Alcune piante cadute ostacolano l’avanzata, ma riesco a superarle e alfine arrivo ad una cascata che mi sbarra il passaggio: abbandono il torrente dopo oltre 6 chilometri. Sono all’altezza di Rozzampia, frazione a sud di Thiene, ma sicuramente si può risalire il torrente ancora un po’, impresa che riuscirà successivamente anche a Lancillotto e al mio amico Gianantonio.

Alves
Per cortesia non contattatemi in privato (via PM o mail) per aiuto o consulenze tecniche, postate pubblicamente, e se vi posso aiutare lo farò volentieri.

Webbo

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